#Fotosociality | Endless Delight Publishing

Delizia infinita. Nome che potrebbe benissimo riferirsi ad una casa editrice dedita al ripescare materiale porno anni ’50 e ’60 o—nel caso il Delight fosse diventato furbamente DeLight—d’impronta esoterico/gnostico/massonica. Ma la letizia in questione è quella del fotografo, che in rotta di collisione con gli incarichi sempre meno interessanti delle riviste mainstream, si sollazza ad autoprodursi e a dar spazio a giovani e talentuosi talenti mettendo al centro di tutto l’immagine.

«Ci interessano gli artisti che usano il linguaggio fotografico in maniera non convenzionale, utilizzando quegli elementi specifici propri dell’arte fotografica e che dunque non appartengono ad altri linguaggi, come la scrittura, il suono, il video» mi spiega Francesco Stelitano, fondatore insieme a Letizia, sua compagna anche nella vita, di Endless Delight Publishing, nuovissima casa editrice indipendente—e per nuovissima intendo nemmeno un mese fa, con il sito online da pochi giorni, insieme ad una serie di video che presentano, pagina dopo pagina, i volumi usciti finora.

Francesco è un fotografo professionista, con alle spalle mostre internazionali, pubblicazioni e collaborazioni con riviste come Internazionale, Wired, GQ, D – la Repubblica delle Donne e Twill. Letizia invece fa l’art director. Entrambi, dunque, già inseriti in un network di artisti che secondo loro valeva la pena valorizzare attraverso pubblicazioni piccole ma molto curate, a partire dalla carta e dalla stampa, per arrivare allo sviluppo del concept e alla selezione delle foto.

«Io sono un collezionista di libri di fotografia quindi credo che tutto sia iniziato da lì» mi racconta Francesco, che incontro al FuoriMicro, festival organizzato da copy/copy all’interno delle Officine Creative Ansaldo durante la settimana milanese del design, dove Endless Delight viene per la prima volta presentata ufficialmente al pubblico. «Lo spirito della nostra casa editrice viene da quel sottile piacere che hai quando ti siedi, metti su un bel disco e prendi un libro di foto da sfogliare e per un po’ ti stacchi da tutto il resto».

Dal punto di vista estetico e fisico, tattile, i volumetti Endless Delight sono quanto di più minimale si possa desiderare. Copertine dai colori pastello. Niente titoli. Una foto che, come una finestra, ti dà solo un assaggio di quel che troverai dentro, dove tutto lo spazio è occupato dalle immagini e il testo prende solo il minimo indispensabile che serve per inquadrare il contesto e l’idea alla base di ciascuna delle pubblicazioni.
«Un minimo di spiegazione ci vuole» dice Francesco «però penso che tutti questi lavori reggano anche senza».

Inizio a sfogliare i volumi. Lui me li racconta uno ad uno. Ce ne sono anche un paio di suoi, il più interessante dei quali consiste in una serie di foto delle “barriere”—spesso surreali—che i ricconi di San Paolo, in Brasile, mettono ai confini delle loro grandi proprietà, per separarsi da tutto quel che c’è al di fuori del loro micro-mondo quasi autosufficiente.
Libro dopo libro, rimango incantato, soprattutto davanti a Big Eye Kabul, opera del reportagista italiano Antonio Ottomanelli, che è stato nella capitale afghana a documentare il passaggio dei dirigibili-spia americani, dei grandi occhio sempre puntati sulla città, in un corto-circuito concettuale—drammatizzato dal fatto di essere in un teatro di guerra—dove il fotografo diventa fotografato.

Mi chiedo se senza le informazioni che come un appassionatissimo papà Francesco Stelitano mi dà sulle sue “creature” riuscirei ad apprezzarle allo stesso modo. Credo di sì.
«Ma ci vuole comunque un minimo di cultura dell’immagine» aggiunge lui con aria rattristata «ed è incredibile come nella nostra società, invasa dalle immagini, sia raro trovare insegnanti che sappiano farti capire davvero il linguaggio della fotografia».

Questo post fa parte di Fotosociality, progetto lanciato da Samsung per promuovere la sua fotocamera “social” Galaxy Camera, con la quale sono state scattate tutte le foto dell’articolo.

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