Tell me something

Per realizzare un documentario bisogna innanzitutto avere una storia. O, se non c’è, crearne una. Magari mettendone insieme le tessere, apparentemente scollegate tra loro, come un mosaico o un collage. E poi bisogna raccontarla questa storia. E soprattutto saperla raccontare. Ma solo dopo aver fatto ricerca, verificato le fonti, ascoltato altri punti di vista (magari, schizofreneticamente, addirittura i propri, se si tratta di un autobiografia), dimostrato o smentito una tesi, aver risolto interrogativi o averne aperti degli altri.

Il documentario, dopotutto, sta al cinema come il saggio sta alla letteratura: per fare un buon lavoro bisogna conoscerne il linguaggio, le tecniche, i segreti. Dunque conviene ascoltare i consigli dei maestri, o meglio leggere i consigli dei maestri visto che c’è un libro—tuttora in lavorazione—che li raccoglie.
Si intitola emblematicamente Tell me something e raccoglie 50 dritte di altrettanti registi, dai grandi nomi alle nuove leve.

E’ un’idea di Jessica Edwards, a sua volta regista di documentari e fondatrice di Film First, una casa di produzione newyorkese con la quale, attraverso il crowd-funding, sta cercando di farsi finanziare il libro.

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