Save the date | Affordable Art Fair

«Ciò che elevava un dipinto alla classe dei desiderabili era un’oscura ma tutto sommato analizzabile combinazione di fattori. I dipinti non venivano collezionati perché erano carini, ma sulla base di un percorso tortuoso che conduceva il collezionista alla sua preda. Provenienza, soggetto, rarità e perfezione facevano di un dipinto qualcosa di più di un dipinto: un premio. Lacey aveva visto gli sguardi dei collezionisti mentre esaminavano i quadri. Quegli oggetti, reinterpretati dalla mente dei collezionisti, erano capaci di trasformarsi in talismani curativi. I collezionisti erano sicuri che quel singolo quadro avrebbe risolto tutto, avrebbe completato il puzzle delle loro vite, li avrebbe soddisfatti in eterno. Lacey capì che l’atteggiamento con cui i collezionisti corteggiavano i quadri era romantico solo in apparenza: alla base di tutto non c’era che pura e semplice lussuria» — Steve Martin, Oggetti di bellezza, ISBN Edizioni

Nel bel romanzo del comico americano — che però è un gran esperto d’arte, e lo fa capire dalla prima all’ultima pagina — si parla di aste e di ricconi col portafogli gonfio ma a meno che non si vada a caso o non si scelga di acquistare un quadro o una stampa o una foto per pura e semplice funzione decorativa (che comunque rimane, seppure in percentuale minore rispetto al puro, egotico desiderio), quando si acquista un’opera, anche senza spendere cifre a tre o quattro o cinque zeri, è questo ciò che scatta nella testa del collezionista.

Certo, per essere collezionista bisogna innanzitutto permetterselo ma una vocazione — questo è il collezionismo, una vocazione che spesso sconfina nella patologia checché ne dicano coloro che invece la degradano a semplice hobby — una vocazione non si cancella con un conto in banca in rosso e il mondo è pieno di opere dai prezzi più che raggiungibili, solo che manca il tempo, la voglia, a volte l’occhio per accorgersene e fare ricerca quel tanto che basta per portarsi a casa bei pezzi restando sotto i 1000€ ma anche i 500€ o meno.

In soccorso dei collezionisti senza portafoglio (chiamiamoli, anzi chiamiamoci così, con una metafora istituzionale), arriva Affordable Art Fair, fiera dedicata all’arte “abbordabile” nata nel ’99 in quel di Londra poi esportata in mezzo mondo, Italia compresa.
L’idea che sta alla base del format è semplice: le opere devono costare dai 100€ ai 5000€. Non un centesimo in più. E su ciascuna deve essere indicato chiaramente il prezzo, tanto per evitare quegli imbarazzanti occhi che cascano sul tavolo, la testa che si piega quasi ad ascoltare l’eco che arriva dal portafogli, quando il gallerista, sorridente, ti dice quanto costa.

L’edizione milanese (la terza; e ce ne sarà anche una romana, ma con data ancora da definire) è dietro l’angolo. Arriva preparata/o. E con sguardo “lussurioso” d’ordinanza.

QUANDO: 7 – 10 marzo 2013
DOVE: Superstudiopiù | via Tortona 27, Milano | mappa

http://youtu.be/NWXubdqPwIs

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