Call for submissions | Cheap

Prima che iniziassimo ad abbassar la testa e ficcarci con tutto il naso nelle estensioni artificiali smart&mobile&connesse del nostro corpo, uscire di casa e guardare i muri era l’unico modo per venire a sapere le informazioni fondamentali: se era morto qualcuno, in quale supermercato facevano l’offerta sulla Birra Moretti e (intimamente collegato a questo) dov’era la festa. Jovanotti si chiedeva se era lì. Ma lì dove? Te lo diceva il manifesto: sagre della salsiccia di fegato, gare di liscio, serate punk dalle belle promesse sanguinolente, contest di Dungeons&Dragons al circoletto anarchico, Franco e il suo organetto ad animare la discoteca per tardone, raduni di auto d’epoca, i Radiohead a trenta chilometri da casa, la festa dei fasci col sottotesto “veniteci a rompere il cazzo, confermate al mondo che esistiamo” dove poi finivi per andare già alticcio, finendo là il lavoro, per trovare il coraggio di chiedere alla vecchia stile vedova Almirante di ballare con te, tra gli sguardi truci di qualche salame col motorino truccato e gli occhi da Carabiniere.

Erano tempi così. Ci si divertiva con un pennarello a scrivere PS = SS sui muri (che poi a me, iniziali SS, faceva sempre un po’ strano), a fare i baffi al candidato al consiglio comunale, a strappare i cartelloni della DC prima e di Forza Italia poi (col jingle che ti risuonava in testa)… Ma gran parte delle informazioni local, oltre che dal passaparola, arrivavano dai muri e dai manifesti.
Quelli che ora ti propongono di venderti l’oro, di comprare abbonamenti telefonici per parlare con l’Ucraina, di fare un mutuo che nessuno ti darà (a parte gli strozzini del manifesto a fianco) per prenderti una 500 perché sei un giovane di un certo tipo o un papà migliore degli altri ed è importante che quegli stessi altri lo sappiano.

Sui muri, in epoca pre-web, è finito il fior fiore della grafica, dell’illustrazione, del copywriting underground e, pure se oggi si continua a farlo (pescando tra l’altro estetiche e meme dal web) il grosso della comunicazione gira comunque – e con risultati prima inimmaginabili e spesso incontrollabili (vedi la fiction di Project-X e la non-fiction dei casi veri simili al film) – in rete. E sui muri, svuotati dalla loro funzione informativa, torna l’arte. I manifesti, i poster, diventano supporto privilegiato per le forme d’arte che invece di “isolarsi” sul web, raggiungendo potenzialmente milioni di persone in tutto il mondo, preferiscono una platea più ristretta, casuale, forse disattenta, ma con la quale creare un dialogo che coinvolga oltre l’opera stessa ed il passante, anche la via, la periferia, la città tutt’attorno.

Proprio alla poster-art è dedicata la prima edizione di Cheap – street poster art festival che si terrà a Bologna dal 9 all’11 maggio prossimi.

Nato dalla collaborazione di due tra le realtà più interessanti ed attive del panorama cittadino, il centro sociale TPO e lo spazio eLaSTiCo, il festival sarà una vetrina per tutti quegli artisti che attraverso i manifesti appiccicati sui muri trovano il loro mezzo espressivo d’elezione.

Proprio per questo Cheap ha lanciato una call for submissions diretta agli artisti, che potranno partecipare con opere di grafica, illustrazione e fotografia che verranno poi stampate sui poster a spese dell’organizzazione.
La partecipazione è gratuita ma c’è tempo solo fino al 10 aprile. Quindi su i nasi dai telefoni e al lavoro!

Nel frattempo, in attesa del festival, Cheap ha organizzato un call4party per domani sera 16 febbraio.
La location è il TPO è suoneranno i 2pigeons. A seguire dj-set di Homework Records e Boxeur The Coeur.

COSA: Cheap Call4party
QUANDO: 16 febbraio 2013 | dalle 22,00
DOVE: Tpo | via Casarini 17/5, Bologna | mappa

Un messaggio

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