Paul maD Gang, quando il rock arriva dagli anni ’50

La prima volta che ho incontrato Francesca Alinovi ho intravisto subito un’anima da rocker nascosta dietro alla sua figura esile e al suo look acqua e sapone, un’anima che esplode colorata e trasgressiva sulle sue braccia minute piene di variopinti tatuaggi.
Francesca è l’unica ragazza all’interno della rockband emiliana Paul maD Gang, formata da quattro giovani musicisti: lei suona un fiammante contrabbasso laccato bianco, accompagnata dal duo vocale, formato da Paolo Roberto Pianezza e Damien Rizzo, e dal batterista Ranieri Scoccia. Questo originale quartetto propone una scatenata rivisitazione di brani attuali, che spaziano dalla dance di Lady Gaga alle melodie di Adele, riproposti però in puro gusto rockabilly. Lo stile caratterizza questi giovani rocker italiani e Francesca interpreta il gusto rock anni ’50 anche nella scelta del suo look, in un equilibrio perfetto tra musica e moda.

Francesca, intanto raccontami un po’come e quando nascono i Paul maD Gang.

I Paul maD Gang si formano durante l’agosto del 2011, dal mio incontro con Paolo e Damien che già cantavano e suonavano insieme e amavano armonizzare vocalmente brani degli anni 50. Successivamente si è aggiunto, dall’Aquila, Ranieri alla batteria. Dopo un primo tour insieme, in cui abbiamo raccolto 11 date, abbiamo capito che la band era ufficialmente formata.
Abbiamo quindi iniziato a fare concerti in tutta Italia e abbiamo unito le idee per fare un disco di cover pop/dance rivisitate in chiave rockabilly. Il nostro primo album, Full power, ha visto l’uscita nel luglio scorso, durante il Theresianer Summer Tour. Nove canzoni che spaziano da Lady Gaga ai più lontani Take That, a Basket case reinterpretata in chiave ballad.

Il tuo gruppo si ispira alla musica rock anni 50. Come traduci tu, che sei l’unica ragazza del gruppo, questo gusto musicale in termini di stile?

Diciamo che io amo i vestiti da pin-up a tubino, i bustini dal gusto burlesque, e anche accessori un po’ macabri sul genere psychobilly. Nei primi periodi in cui suonavo avevo uno sponsor, si chiamava Ticcy: era una ragazza ungherese che produceva vestiti anni ’50, e io li indossavo ai concerti. Oggi mi risulta difficile suonare indossando bustini stretti e vestiti a tubo, perchè muovendomi molto durante il concerto mi sento veramente scomoda e senza respiro.
Da poco abbiamo instaurato una collaborazione con Phonz says black che ci ha vestito con i suoi blazer color pastello che ricordano gli albori del rock & roll. Vintage ma alla moda, basti guardare i colori che utilizza Maurizio Cattelan per il suo giornale Toilet Paper per cui abbiamo suonato.

A proposito, lo scorso ottobre avete avuto l’onore di suonare a Parigi, da Chez Maxim’s, proprio per la rivista Toilet Paper. Cosa mi racconti di questa esperienza?

Chez Maxim’s è uno dei locali più famosi di Francia e del mondo. E’ frequentato da star della musica e del cinema… quando abbiamo ricevuto la notizia non comprendevamo molto bene le dimensioni “mediatiche” di questo evento. Avremmo dovuto suonare per il party privato di Toilet Paper, la rivista di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari.
Abbiamo suonato per due ore intense scatenando un vero delirio al secondo piano di questo bellissimo ristorante in stile Art noveau. Il party si è concluso alle 5 del mattino e Parigi a quell’ora è davvero silenziosa, ma altrettanto incantevole!

Tornando a parlare del tuo stile,quali sono secondo te i capi che caratterizzano la donna rockabilly nell’immaginario collettivo?

Dal mio punto di vista, più che veri e propri capi iconici, la donna rockabilly dovrebbe avere un’immagine molto femminile, cercando di far trasparire attraverso l’aderenza del vestito e attraverso giochi di vedo/non vedo, le proprie forme. Un esempio potrebbe essere la classica gonna a tubino lunga fino al ginocchio che però lascia intravedere un po’ le gambe, i collant con la riga dietro e sicuramente l’immancabile tacco, linea di matita nera sugli occhi e rossetto rosso.
Il tutto giocato con accessori strong, dal gusto decisamente rock, per creare un equilibrio tra la femminilità della pin-up e la trasgressione della rockstar.

Il successo della Paul maD Gang sta crescendo e state riscuotendo consensi importanti. E’ difficile per un gruppo emergente farsi un nome a livello nazionale?

Diventare famosi è il sogno di tutte le band, molti non riescono nemmeno a uscire dalla realtà locale. Sin dall’inizio abbiamo sempre cercato di arrivare al cuore delle persone, con la musica, il coinvolgimento e la nostra energia.
Ci siamo domandati cosa cercasse il pubblico, anche non l’abitudinario frequentatore del genere rockabilly, quando va a vedere un concerto rock & roll. Rispondendo a questa domanda abbiamo quindi avuto l’intuizione di arrangiare hit pop/dance degli ultimi 20 anni. L’idea fu da subito divertentissima, ci siamo divertiti moltissimo arrangiando questi brani e ci piaceva che anche il pubblico facesse lo stesso ascoltandoli.
Molto spesso, dopo i concerti, ci siamo fermati a suonare ad oltranza, con ragazzi conosciuti durante la serata, con i gestori dei locali, amici e così via. Tutto ciò ha creato un legame di fortissima amicizia.
Credo che questo sia il vero segreto per crescere, emergere e rimanere nel cuore delle persone. Quando semini, qualcosa cresce sempre.

Per cosa credi che la musica della Paul maD gang si distingua rispetto ad altri gruppi musicali?

Sicuramente il nostro stile musicale mette in risalto l’unione delle voci, ispirandosi ad armonie vocali in voga ai tempi di Dion and the Belmonts e degli Everly Brothers. Il nostro sound si distingue per la semplicità della sezione ritmica, molto elementare ma compatta, e rispecchia esattamente l’unione che si è creata tra di noi vivendo insieme quasi tutto l’anno.

Ultima domanda… come vi vedete nel futuro, quali sono i vostri sogni nel cassetto?

Il nostro sogno nel cassetto è solo uno: arrivare al successo e suonare in tutto il mondo. Ci crediamo tantissimo e il nostro impegno è totale. A marzo uscirà il nostro nuovo singolo inedito, Vodka and gin, e siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo portando avanti. Vorremmo avere la soddisfazione di mantenere noi e le nostre famiglie che ci hanno sostenuto tanto.
Sappiamo che, soprattutto di questi tempi, sia molto presuntuoso, ma se non sogni l’impossibile non ti sforzerai mai di arrivarci. Credo che anche i più grandi abbiano fatto la stessa cosa e grazie ai loro sogni e tentativi noi godiamo di questo.

In bocca al lupo allora.

Crepi!

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