Save the date | Kama. Sesso e Design

Tema e Variazioni 336 - Piero Fornasetti, 1980 (Archivio Fornasetti)

Il 5 dicembre alla Triennale di Milano si inaugura una mostra sul design del sesso. O meglio, sul sesso nel design.
Una mostra, curata da Silvana Annicchiarico, che parte dalla notte dei tempi ed arriva fino alla contemporaneità, con più di 200 opere, progetti, bozzetti, foto, oggetti e pezzi d’arte e di design che si rifanno appunto al sesso, utilizzandolo di volta in volta in chiave religiosa, scaramantica, scientifica, estetica, provocatoria, ironica, di denuncia…

Cito il comunicato:

Una selezione ampia e sfaccettata che vuole andare oltre la stereotipizzazione delle luci rosse, della pruderie o dei facili scandali: dai vasi a figure rosse etruschi agli amuleti fallici di epoca romana, dai disegni di Piero Fornasetti alle fotografie di Carlo Mollino e di Ettore Sottsass, dal divano Mae West di Salvador Dalí fino al sorprendente e provocatorio The Great Wall of Vagina di Jamie McCartney, formato dai calchi dei genitali di 400 donne.
In parallelo, per ampliare i punti di vista e restituire un racconto corale e collettivo, otto progettisti internazionali – Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e Betony Vernon – si confrontano con questo tema e ne presentano la propria personale interpretazione attraverso inedite installazioni site-specific.

Kama. Sesso e Design (così si intitola l’esposizione, citando il dio indù dell’amore carnale e del desiderio: Kama, appunto) potrebbe essere un’ottima occasione per riflettere sulle molteplici chiavi di lettura che il design – inteso in senso allargato, non solo industrial design, dunque, ma progetto in genere – ha applicato al sesso durante tutto il corso della storia.
Sesso che negli ultimi anni sembra essersi appiattito sul binomio ironia/provocazione, soprattutto per quanto riguarda l’arte e la comunicazione.

Faccio un esempio: una delle cose che non ho mai sopportato riguardo ai sex-toys è il tipo di comunicazione che ormai è diventata uno standard del settore: dire le cose tra le righe, strizzare l’occhio alla consumatrice o al consumatore consapevole, mentre il sottotesto, tronfio di ironia autoreferenziale, dà pacche sulle spalle a chi ha capito, a chi ha sorriso, a chi ha fatto lo sguardo furbo, come a dire sei dei nostri, non come quei bigotti (genericamente) . L’ironia è essenziale, sono d’accordo. L’ironia è un’arma incredibile. Ma quando è ripetuta e tocca sempre lo stesso tasto allora diventa patetica. E ricorda l’affettato elitarismo borghese dei salotti e delle riserve naturali dopo pascolano solo gli intellettuali ma in una versione da reality, dove non si alzano mura impenetrabili per difendere il fortino ma pareti di plexiglass trasparente per farsi ammirare (ma non toccare) dai poveracci che stanno fuori e la figa la chiamano solo figa. E proprio non potrebbero mai arrivare ad avere gli strumenti mentali per apprezzare un dildo di design. E il loro rossore non sarebbe mai del colore giusto: troppo sempliciotti per citare con il linguaggio del corpo una pruderie d’altri tempi…

Il sesso fa parte di noi ed è giusto parlarne, credo. Come si vuole. Se mi serve un attrezzo per spalancare l’orifizio anale di una ragazza mentre provo ad infilarci un braccio, dovessi adeguarmi allo stile delle pubblicità dei sex-toys, mi sentirei un cavernicolo ad andare in un negozio e chiedere: “ha per caso qualcosa per spalancare l’orifizio anale…”.
No – suggeriscono le pubblicità intime e per (finti)pochi intimi – bisogna procedere per gradi. Perifrasi. Occhiolini. Puoi cavartela in poco tempo solo usando i termini tecnici, tutti inglesi. Se usi l’inglese puoi dire la roba più sconcia senza problemi. Sempre in negozio, c’è una bella differenza tra dire “alla mia ragazza piacciono i facials, avrebbe un bavaglino apposito?” e “alla mia ragazza piace che essere spruzzata di sperma in faccia, avrebbe un bavaglino…”.
E gli inglesi, mi chiedo, come fanno che non ce l’hanno un inglese dell’inglese?

QUANDO: 5 dicembre 2012 – 10 marzo 2013
DOVE: Triennale Design Museum | v.le Alemagna 6, Milano | mappa

Mae West Lips Sofa - Salvador Dalì, 1936
Shiva - Ettore Sottsass, 1973 (Bitossi, BD Barcellona Design)
Tronco femminile - Piero Fornasetti, anni'60 (Archivio Fornasetti)
Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.