Un mese in Danimarca: dalla N alla Z

Ho trascorso lo scorso mese di aprile in Danimarca per sviluppare un progetto di animazione. Con un po’ di ritardo ho pensato di raccontare la mia residenza danese agli amici italiani. Non sapendo da che parte cominciare ho pensato di tentare il diario alfabetico.
…continua dalla prima puntata: dalla A alla M.

Norimaki: a Viborg sembra non esserci nemmeno un ristorante giapponese. Gli ingredienti per preparare il sushi a casa costano un po’ cari, oltre al fatto che non si trova tutto, così rinuncio presto a nigiri e norimaki e la mia cucina ripiega su altre cose, perlopiù cereali e verdura.
Una domenica però con le ragazze facciamo anche la pasta fresca.
Ne facciamo addirittura due tipi: tagliatelle e una specie di trofie, molto grezze. Ce n’è abbastanza perché ne assaggino anche gli altri, che sembrano gradire.
Un giorno Arianna e Isa (che da quando sono arrivato a Viborg ha smesso di cucinare e si fa servire a pranzo e a cena) si scatenano facendo una montagna di crêpes. Sarebbero per cena, ma a cena non ci arrivano, perché tutti quelli che passano in cucina ne assaggiano una!

Orari: l’O.W. è aperto giorno e notte, per cui non esistono orari. Si entra con un badge magnetico. Io di solito arrivo per le 8, le ragazze per le 9. Facciamo colazione insieme, poi cominciamo a lavorare. Intorno a mezzanotte me ne vado, mentre loro restano spesso fino alle 2 del mattino.
Di Isa va detto, per attenuare il suo senso di colpa per il fatto di aver smesso di cucinare, che lava sempre i piatti. Vabbè, li mette nella lavastoviglie.
Però fa sempre la spesa, e al mattino mi prepara la colazione, con yogurt e cereali!

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Pernille: è una ragazza danese molto carina che ho conosciuto qui. Un giorno ho composto un pezzo e scritto una canzone che ho deciso di intitolare col suo nome. Gliel’ho detto e mi ha chiesto entusiasta: «Davvero? E di che cosa parla?»
Quando le ho detto che parla di una bambina di 9 anni che viene uccisa e il suo corpo gettato in un lago e mai ritrovato, non so perché, mi è sembrato che le calasse l’entusiasmo.

Quanti danesi ci vogliono per fare casino?: una sera Isa mi dice che dopo cena nella chill out i ragazzi della scuola daranno una festa. Intorno alle dieci, mi rendo conto che la festa non è ancora cominciata.
Poi andando in cucina li trovo lì: una ventina di ragazzi e ragazze che chiacchierano, con la musica bassissima. La festa era già cominciata da due ore!

Ritter Sport: quei bastardi del Fotex ne hanno edificato una piramide proprio all’ingresso del supermercato. L’offerta speciale durerà tutto il mese: tre al prezzo di due.
E noi siamo sempre in tre.
Sarà un caso?

Stronzo Beer: faccio la conoscenza con la birra Stronzo alla prima festa all’O.W. La cosa divertente è che ce ne sono varie etichette, tra cui la Brown Stronzo. Non sono riuscito a capire cosa diavolo voglia dire in danese.

Teaser: dopo innumerevoli schizzi e studi sul personaggio di Animal, sui comprimari e sulla città, decidiamo con Isa di lavorare a un teaser: 30 secondi di girato, per presentare il personaggio. Ci vengono in aiuto immediatamente Henrik, per insegnare a Isa l’uso di un programma, e un altro ragazzo mandato dalla scuola (che lo ha anche pagato) per insegnarle l’altro.
Noi avevamo solo chiesto alla scuola se conoscevano qualcuno che ci potesse aiutare.
Qui è molto facile ottenere qualunque cosa.

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Un maialino di nome Olivier: verso la fine del mio mese a Viborg Charlène, una ragazza francese, dà una festa per il suo compleanno. Gira voce che si sia procurata un maialino da arrostire sul fuoco, ma ci credo solo quando al mattino, andando a fare colazione, lo trovo sdraiato sul tavolo. Gli hanno dato anche un nome, Olivier.
Lei e il suo ragazzo non hanno pensato benissimo a come arrostirlo: fuori dall’O.W. si può fare il barbecue, con la legna disposta in terra, sulla pietra. Però il maialino deve girare: come fare?
A un certo punto spunta un palo da cantiere: il maialino viene legato con del fil di ferro al palo e quindi appoggiato su due sedie. Il porcellino comincia a girare sul fuoco verso le dieci del mattino, per essere pronto la sera alle otto.
Il banchetto intorno al giovane suino croccante di fuoco e sgocciolante di grasso ha un che di pagano: gli invitati si avvicinano e ne sbranano pezzi che mangiano con le mani, senza tanti complimenti. Intorno, birra quanto basta.

Anteprima da Les bons baisers ratés de Venise, Davide Calì, Isa Bancewicz, Gulf Stream. Tutti i diritti riservati.

Venezia: in realtà quando abbiamo definito con Isa lo story del teaser e anche una traccia musicale, mi arriva la richiesta di un testo. Bons baisers ratés è una serie a cui sto lavorando per la casa editrice francese Gulf Stream. Il volume è su Parigi, in uscita a ottobre.
Per il secondo contavo di avere il tempo di andare a studiare Venezia, ma invece mi chiamano per dirmi che lo vogliono prima. In pratica ho 15 giorni di tempo.
Non so cosa fare. Comincio a studiare Venezia con il materiale che trovo, poi Isa si offre gentilmente di aiutarmi perché la conosce benissimo. Andrà a finire che sarà lei a illustrare i libro e Bons baisers ratés de Venise sarà il nostro primo progetto insieme.

Weekend: trascorrono più o meno come gli altri giorni. Ci vediamo in ufficio anche di sabato e domenica. Una domenica mattina ci concediamo una passeggiata fino al lago, un sabato una merenda in un locale, ma è tutto. Ci è presa bene (o forse male!) e lavoriamo tutto il tempo.
Ma del resto a Viborg non c’è molto da fare, ci sono pochi locali, i negozi chiudono alle 18. E poi non abbiamo poi molto tempo. Avrei voluto visitare Copenhagen e soprattutto Legoland, ma non vedrò nessuna delle due.
La prossima volta.

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X-Men: avrei potuto riguardare la trilogia di film per potergli dedicare un capitolo di questo diario e compilare così anche la lettera X, e invece no.
Però ho riguardato Mystery Men con Ben Stiller: vale lo stesso?

Yoga: all’O.W. c’è un gruppo autogestito di improvvisazione teatrale. Sono ragazzi molto simpatici e andiamo a vederli ogni tanto la sera. Un altro gruppo invece è quello di maglia, in cui un ragazzo insegna a lavorare coi ferri. Si ritrovano sul divano della chill out e chiacchierano facendo sciarpe. So che c’è anche un gruppo di yoga, ma lì non sono mai andato.
Però la voglia di yoga mi è rimasta, e infatti comincerò a praticarlo in autunno.

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Zeitgeist: aprile è finito. Tempo quindici giorni e partirò per l’Australia. Quanto a Viborg, mi è piaciuta e conto di tornarci, per insegnare. Stiamo già prendendo accordi in questo senso. Prima di andare via ho tenuto una piccola conferenza sul fumetto francese, e sembra essergli piaciuta.
Tutto cambia di continuo. Nel momento del mio massimo successo devo prendere diverse decisioni importanti relative al mio lavoro. L’editoria è in crisi a livello mondiale, quella italiana sprofonderà entro la fine dell’anno. Più tardi, verso l’autunno, notizie confidenziali confermeranno le mie percezioni. Anche l’editoria francese è molto in crisi, non è più affidabile. Le vendite calano e gli editori per dicembre smetteranno di comprare.
Mentre ero a Bordeaux a febbraio, ascoltando a palla un concerto dei Blink 182, ho visualizzato chiaramente la direzione in cui devo andare.
Qui a Viborg ho cominciato a organizzare le cose. Approfitto delle serate all’O. W. per buttare giù un piano articolato di quel che devo fare.
Quando riparto è tutto pronto.

editorialista
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