Under the tree

Se le nostre nonne avessero avuto facebook, twitter, instagram, pinterest, wordpress… avrebbero postato ricette e foto di manicaretti a tutto andare? Avrebbero regalato i loro menù a destra e a manca? Avrebbero girato video in time-lapse mentre sminuzzavano le erbe di campo con la maestria di un cuoco giapponese? Avrebbero taggato i nipotini in giallognoli ritratti di tavolate allestite a festa per le merende dopo la partita?
Possiamo solo immaginarlo. O aspettare di diventare nonni e nonne e vedere come va (nel frattempo accontentiamoci dei social-tentativi – a volte ingenui, a volte da veri professionisti – dei nostri genitori, nati analogici e evolutisi in digitali per star dietro ai figli, alcuni addirittura passati di livello e diventati nel frattempo nonni).

A guardare l’enorme produzione di materiale culinario che inonda la rete – parlo di foto, ricette, storie e consigli prodotti e divulgati non da professionisti bensì da semplici appassionati, nel piccolo delle loro cucine, sotto a luci calde, fuochi accesi e pentole sfrigolanti – viene da pensare che in giro c’è una gran voglia di tornare a costruire il proprio nido (non starò qui ad approfondire, ma basta una ricerca con la parola chiave cooconing per aprire un vaso di pandora di serissime ricerche e trattati accademici oltre a rubrichette di costume, dissertazioni sul nulla, verità assolute dispensate con svariati gradi di banalità).

La mia, di banalità, è la seguente: quando tutto ti rema contro – il lavoro, le prospettive, le opportunità, il puro, semplice e frettoloso spirito di un tempo che si fugge tuttavia – vuoi fortissimamente quello che sai non sarà facile raggiungere, soprattutto quando non si tratta tanto di raggiungere ma di tornare, di ricostruire idealmente il nido dal quale sei volato via tempo fa e renderlo terreno fertile per altre uova (figli, certo, ma non solo).

Una spinta, questa, ben descritta dalle ragazze di Under the tree, progetto lanciato da giovani appassionate di cucina (con l’aiuto di un baldo giovine) che, cito dal sito, «hanno avuto delle nonne che vivevano di cucina e ricami e delle madri impegnate tutto il giorno nel loro lavoro. Loro sono precarie. E non possono scegliere di essere l’una o l’altra cosa. Ma non vogliono rinunciare a nulla. E decidono di impegnarsi per riuscire a combinare queste due identità».

Insieme Mirian Lepore, Valentina Oliana e Giulia Tibaldi & Giordano Garosio hanno creato una sorta di diario collettivo che, parlandoti come si parla ad un amico, ti porta dentro ad un mondo di ottime ricerte, belle foto, splendidi video e realizzando a cadenza stagionale tutta una serie di libretti che si possono sfogliare online e scaricare gratuitamente oppure acquistare, magari dentro ad un box in legno che sa tanto di cassetta delle lettere, di scatola porta-ricette e di casina per gli uccelli: in pratica una sorta di totem che racchiude in sé la summa del concetto di nido, per iniziare proprio da lì a costruirtene uno tutto tuo, o soltanto sognarlo, che comunque non è da poco.

co-fondatore e direttore
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