Fabio Quaranta | SS2013

“Il problema è, dunque, come essere semplici, perché la semplicità acuisce la sensibilità.”
(da La ricerca della felicità di Jiddu Krishnamurti)

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Il grande filosofo indiano Jidda Krishnamurti – tra i più attivi nel complesso insieme di rapporti tesi a creare un dialogo tra filosofia, spiritualità e scienza – metteva in guardia l’uomo dal considerare la semplicità come una mera rinuncia ai beni materiali (che è poi l’immagine tradizionale che i media amano propinarci della semplicità: frati, eremiti, asceti, al limite senzatetto). Per raggiungere la semplicità, spiegava Krishnamurti, non basta staccarsi dalle cose che abbiamo, ritirarsi dal mondo. Quella è soltanto una messinscena esteriore della semplicità. La vera semplicità deve partire da dentro. E’ da lì che essa può affilare la sensibilità, la rapidità della percezione ed esprimersi poi come manifestazione interna.

In quei pochi momenti che ho avuto il piacere e l’onore di condividere con Fabio Quaranta – il primo incontro dentro al suo mondo, il negozio Motelsalieri, le chiacchierate durante le fiere, una sigaretta fumata nel piacevole casino di un doposfilata dei suoi studenti allo IUAV – sono arrivato alla conclusione che Quaranta è un pellegrino sulla via della semplicità. Lo trovi lì al bordo della strada che cammina imperterrito, senza pensare troppo all’arrivo ma guardandosi attorno e godendosi il viaggio, sotto al sole e alle stelle, e a differenza di molti non s’abbaglia prendendole per riflettori.

Lo capisci dai capi che realizza, lo capisci da chi gli dà l’ispirazione (e rileggendo il post con la sua video intervista mi accorgo che quando parlo di Fabio alla fine ricorro sempre agli stessi termini: essenzialità, semplicità, sostanza, leggerezza) e l’ultima collezione lo conferma.
Rigorosamente made in Italy e realizzata con tessuti del Lanificio Bottoli, la primavera/estate 2013 di Fabio Quaranta è divisa in due – da una parte le creazioni in collaborazione con Andrea Caraceni, ultimo di una lunga stirpe di sarti di altissimo livello, dall’altra quelle “in solitaria” – scissa come una mente che pensa sé stessa e si vede oggetto e soggetto assieme: un’altra tappa del suo lungo percorso verso il quel grado zero della moda dove qualità, utilità, comodità s’intersecano in un solo punto.

Discorso a parte invece per le t-shirts, che ad ogni stagione vengono affidate ad uno o più artisti, amici del fashion designer ed affini al Quaranta-pensiero, e che stavolta sono state affidate a Ben Chasny, del gruppo americano dei Six Organ of Admittance.

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