Abbiamo deciso di affittare ad equo canone la nostra rubrica settimanale sui libri a persone che stimiamo chiedendo di raccontare il loro book is on the table, quello più importante, quello che ha lasciato un segno, quello che se la casa andasse a fuoco…
[wpcol_2third id=”” style=””]Les Cahiers de cuisine du Général Strohl
Éditions de la Martinière, 2005
Devo iniziare questa mia recensione con varie scuse: il libro non è in italiano. Il libro è scritto da un generale. Il libro è di cucina non italiana (ma leggete, che alla fine non è neanche vero).
Un libro di ricette.
Ecco… questo libro mi è stato regalato da mia nonna, con una dedica che sa scrivere solo lei: impossibile da decifrare, anche perché ha questa strana abitudine di scrivere con un evidenziatore, quindi inizio ad indovinare alcune parole: “tua bisnonna”; “insegnava in Algeria”; “bellissima da giovane”; “inviti a cena da un colonnello”; “colonel Strohl”…
Questo colonel era poi diventato général. Non ci sono altri legami familiari con lui, la storia tra loro due finiva qui.
Quindi eccomi a sfogliare questo libro, di formato particolarmente grande, tipo quaderno scolastico anni ’30, come il famoso quaderno della Trilogia della città di K di Agota Kristof.
Le pagine sono ingiallite e tutte le ricette scritte a mano, con tante illustrazioni (questa casa editrice fa libri stupendi!).
Ecco un generale che ha saputo mettere a disposizione la sua disciplina per una causa davvero nobile: trasmettere la ricchezza della vera cucina francese. Dalla preparazione di una semplice vinaigrette (il condimento dell’insalata tipico francese, con olio, aceto, senape, sale e pepe – ma attenzione, mica si butta tutto e si mescola, c’è un ordine da seguire e un certo rigore di gesti… il Général ce lo spiega) alla Selle de Chevreuil à la d’Estrées, dalla famosissima Soupe à l’oignon ai Petits Chaussons.
C’è tutto, tutto!
Ma la cosa fantastica è che ci sono anche piatti stranieri françaicisés: “macaronìs”, “rizotto” (sic!), “moussaka à la turque”, un pizzico di french touch in questi piatti stranieri… et voilà! E ô grande surprise, ci sono pure piatti britannici!
La Grande Nation ha sempre saputo rubare di qua e di là con tanta leggerezza ed eleganza, ma poi guai a chi ci prova con loro.
Ad un summit sul Lusso, al quale ho partecipato qualche settimana fa, si sentivano solo lamentele sulla Cina, che “ruba” il lusso francese ed italiano.
Fino ad un certo punto posso capire la preoccupazione ma la seta, la porcellana, la carta pregiata, l’abbiamo inventata noi? Intéressant! I tempi cambiano, chers amis.
Ok, back to business, adoro cucinare, adoro questo libro. E’ un libro che apro la mattina, lo sfoglio, e corro subito con una lista di ingredienti al mercato. Non posso farne a meno. E’ più forte di me.
Un libro da emozioni forti, non c’è niente da fare. E’ poesia e manuale d’uso allo stesso tempo, fumetto e romanzo, bibbia e rivistaccia… non so se mi spiego.
Scusate, il mio Gigot d’Agneau è pronto! À table, Citoyens![/wpcol_2third] [wpcol_1third_end id=”” style=”” class=”boxdx”]
STEFAN POLLAK
Nato nel 74, vissuto in Germania, Algeria, Giordania, Italia, Francia e Belgio, ha fondato nel 2004 insieme a Rosanna Gangemi la rivista Drome Magazine, per la quale si occupa della direzione artistica, e l’agenzia Phlegmatics che pubblica il magazine e organizza eventi. Il suo amore per la grafica è nato dalle copertine dei KISS, dalla cultura BMX, e dalle illustrazioni di libri di Edgar Allan Poe. Gli piace ascoltare musica e non guardare la tv.
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