Licia Florio | FW2012/13

La montagna va scoperta lentamente, con la calma dell’occhio che viaggia su e giù per i contorni frastagliati dell’orizzonte mentre la terra, da lassù, sembra liquida come un mare e tu te ne stai agganciato stretto a quella nave di roccia che pare navigare in mezzo alle nuvole e sopra alle città, silenziose macchie che da lassù, immobili, sembrano adeguarsi al ritmo grave della roccia millenaria.

La collezione autunno/inverno di Licia Florio è una metafora; il titolo Via Ferrata 3.776 la chiave di lettura. E sopra i tremila metri, sulla strada ferrata più alta del mondo, la montagna ti guida dentro te stesso come in una lunga seduta di psicanalisi che passa per le vie più aspre del tuo animo. E poi, poi arriva il sole, la tranquilla serenità, la calma dopo la fatica. Sali su per le increspature dei velluti a mille righe o la ruvida morbidezza della lana per raggiungere il liscio della seta o ancora del velluto che, come avesse trovato la pace, accompagna morbido il dito che saggia il terreno, l’occhio che cattura il cielo che si trasforma da blu ad azzurro, da rosa cipria a vinaccia, fin sulla cima: i lunghi fili dorati – come illuminati dal sole – di collane e cinture quasi monastiche (che giocano con le mozzette delle camicie) a far da appiglio su per l’arrampicata.

co-fondatore e direttore
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