7am | Alessandro Gottardo aka Shout

Come sono diventato illustratore: Shout si racconta
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Come sei diventato illustratore?

Mi sono diplomato in illustrazione allo IED nel 2000.
Ho ricevuto il mio primo incarico nel 2001 ma la vera svolta è stata nel 2005, quando finalmente il mio stile maturò e diventai “Shout”, che ancora oggi è il mio nome d’arte.
Agli inizi ero soltanto Alessandro Gottardo, rappresentato da un’agenzia canadese, la Threeinabox; nel 2003 misi tutte le mie sperimentazioni stilistiche in un sito: www.ice9studio.com. Tutta la roba che c’è là dentro è la mia.
Il mio primo nickname fu Sashimi, il secondo Ice9 ed il terzo – ed ultimo – Shout.
Nel 2006 lasciai l’agenzia ed iniziai a cercami i clienti da solo.
Oggi, poco a poco, sto tornando ad usare il mio vero nome.

Come hai realizzato il tuo portfolio e come hai selezionato i lavori? In base al mercato, al soggetto o allo stile?

Agli inizi non pensavo ad un cliente specifico quando lavoravo. Volevo semplicemente fare illustrazioni. Ma nel 2005 mi resi conti che la cosa più importante era il concetto, non lo stile, e allora tutto diventò più semplice.
Gli art directors sono sempre alla ricerca di una buona idea. Ogni tipo di art director: sia per quanto riguarda la pubblicità che gli editoriali, il design, l’animazione, le copertine dei libri… sono tutti mercati alla costante ricerca di una buona idea.
Se hai l’inclinazione, la capacità di tradurre le idee in immagini fallo, non pensare troppo allo stile: il tuo stile personale arriverà, prima o poi.
Il mio mentore, Guido Scarabottolo, dice: “disegna con la testa, non con la mano”.

Chi ti ha influenzato artisticamente?

Tra i grandi maestri italiani: Mario Sironi e De Chirico per la pittura; Guido Scarabottolo, Beppe Giacobbe, Lorenzo Mattotti, Gianluigi Toccafondo e Franco Matticchio per l’illustrazione.
Tra quelli internazionali: Pablo Picasso, Mark Rothko, Edward Munch, Egon Schiele, Toulouse Lautrec e Kazemir Malevic tra i pittori; come illustratori invece Brad Holland, Mark Ulriksen, Craig Frazier e Christoph Niemann.
Tra i contemporanei che apprezzo di più ci sono Brian Rea, Josh Cochran, Silas Neals, Chris Buzelli, Yuko Shimizu, Edel Rodriguez, Amy Bennett, Water Martin and Paloma Munoz, Weesley Willis, Slinkachu, Marcel Dzama e tanti altri.

Quali sono gli aspetti più difficili nel fare l’illustratore quando sei a scuola, ad inizio carriera, dopo il diploma, ed oggi?

A scuola tutto era facile… sei giovane e non hai bisogno di uno stipendio! Dopo il diploma la cosa più difficile è stata farmi conoscere come illustratore dato che in Italia, come lavoro, è piuttosto sconosciuto. Ho dovuto cercarmi un mercato all’estero, usando il web. E’ stata davvero dura: mi consideravo un artista ed era frustrante pensare di esprimere te stesso mentre gli art directors ti chiedevano di fare dei cambiamenti ai lavori che proponevi loro. Allora ho iniziato a vedermi come un artista commerciale, capendo innanzitutto che il mio era un lavoro su commissione, che l’art director voleva qualcosa da me e a quel punto tutto diventò più semplice.
Accettare il fatto di non essere un “artista” è probabilmente l’aspetto più difficile di questo lavoro.

Cosa pensi delle mode attuali nel campo dell’illustrazione e dove pensi che queste mode ci stiano portando?

Sono un ottimista e penso che i confini tra arte ed illustrazione si stiano assottigliando. In molti stanno guardando al nostro campo con molta attenzione.
Un illustratore costa meno di un fotografo e può essere un’ottima risorsa, per ogni mercato.

Descrivimi il tuo metodo: da quando sei contattato dal cliente fino alla presentazione del prodotto finito.

1. bozzetti: matita su carta. Un mucchio di disegni veloci attorno ai quali spesso scrivo le parole chiave. Ad esempio cerco connessioni tra i titoli di un articolo ed il concetto dell’articolo. Poi faccio molta ricerca di immagini con Google.
2. versione finale a colori dopo l’approvazione dei bozzetti: lavoro in digitale usando Corel Painter.
3. textures: per quelle uso Photoshop.
4. il progetto (bozzetti + definitivo) vanno sempre inviati al cliente prima della deadline.

Quali pensi siano i migliori strumenti per promuoverti come illustratore? I portfolio te li richiedono ancora?

Il miglior mezzo è il web quindi un portfolio su internet è la soluzione migliore. Anche cercare clienti usando la rete, utilizzando ogni mezzo a disposizione.

Che consigli daresti ad uno studente di illustrazione?

Credi sempre in te stesso, soprattutto quando nessun altro lo fa! Considerati un professionista e non un artista bohémien.
Fidati degli art directiors e non aver paura di mostrare i tuoi lavori grezzi: i tuoi limiti, come studente, non stanno nella qualità del tuo linguaggio visuale ma nella paura di essere giudicato dagli altri.
La tua piazza è il mondo intero non soltanto la città o la nazione in cui vivi.
Fai ciò che piace a te e non quello che piace agli altri.
Sii duro con te stesso ma sempre ottimista.

Quali sono i problemi dell’essere illustratori e quali invece gli aspetti più gratificanti?

La cosa più complicata è destreggiarsi tra tanti incarichi allo stesso momento (attualmente sto lavorando su 8 progetti, per un totale di 17 illustrazioni, da fare in una settimana!). E questo può capitare spesso.
La più gratificante invece è completare tutti i lavori in anticipo ed avere clienti felici del risultato finale!
E, sì, i soldi contano
;-)

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