Issues | Too Much Magazine #2

Nei miei sogni continuo a chiedermi se la Bolognina – quartiere uberpopolare di Bologna, dove abito assieme alla fauna umana più variopinta che si possa trovare da queste parti, tra giovani famiglie, artisti più o meno sommersi, pusher, studenti, circoli culturali africani, baby-gang multietniche, parrucchieri cinesi e cantine trasformate in ammassate aziende tessili al lavoro 24/7, fruttivendoli pakistani, badanti ukraine dai capelli improbabili, troppi anziani – potrà mai trasformarsi un una sorta di Brooklyn bolognese.
Giro per il quartiere, per mano con mia figlia, immaginando quali potrebbero diventare gli spazi della rinascita culturale – negozi, gallerie, ristoranti e locali che non siano semplici vetrine ma “aggregatori” di energie, laboratori di iniziative – di un quartiere pieno di storia ma considerato dai suoi stessi abitanti poco più che un dormitorio.

Perché – sebbene da quaste parti ci siano grandi progetti in corso d’opera o di prossima realizzazione – l’architettura (costruzione o riqualificazione) non basta a fare una comunità, servono anche le persone e soprattutto le emozioni. Condivise.

Quindi credo che inizierò a seguire Too Much, magazine di “geografia romantica” che si occupa proprio delle città, dei loro spazi e della relazione con chi li vive.
Il secondo numero, appena uscito, tratta (e non poteva essere più attuale, visti i disastri naturali degli ultimi anni) della ricostruzione.

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