Pitti | Phonz Says Black

Unico stand dove dopo esserti fatto una birra venivi cordialmente invitato a buttare la bottiglia per terra, l’unico dove volendo potevi dare due colpi di grancassa scatenando sindromi da sopracciglio alzato in quelli degli stand lì attorno, magari pure ruttare (e, mi dicono, qualcuno ha pure accennato all’idea di “cambiare l’acqua al pesce” in un angolino, idea che poi però non dev’essersi concretizzata).
Se la scorsa stagione i ragazzi di Phonz Says Black portarono al Pitti una moto, stavolta ad accogliere amici, buyers e giornalisti c’è un frigo pieno di bionde e un intero set di strumenti – ovviamente chitarra/basso/batteria, ché da queste parti le tastiere non le vuole nessuno…
Consiglio per la prossima edizione: pagare un pazzo munito di una vecchia Fiat Abarth rossa fiammante per sfondare una vetrata ed entrare in macchina direttamente nello stand.

Tolta la scenografia, conunque fondamentale visti i personaggi, rimangono i prodotti. Tra le novità le t-shirts in misto lino e collo largo effetto “vissuto” (leggi anche: questa me la sono già tolta altre mille volte prima di venire a letto con te) ed ovviamente le giacche – da sempre pezzo forte dei due Phonzi – che mantengono le fodere interne staccabili ed utilizzabili come foulard e vengono proposte in svariate versioni: mezza manica (voglio), doppio-petto (vorrei ma non posso), un bottone (voglio), due bottoni (pure).

Poi c’è il pezzo forte, ovvero la versione punkettona in denim satinato, customizzata a suon di spille e borchie da Vendetta Revenge (voglio!), per una collaborazione che spero davvero possa proseguire anche per le prossime collezioni e che fa il paio con l’altra collaborazione, quella con Black Sanctuary, con una linea di gioielli creati appositamente per Phonz dalla tatuatissima (ma chi non lo era,da quelle parti, dopotutto) Susi Thunders.

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