Manuale del viaggiatore interplanetario
di Gianni Guadalupi & Edoardo Silvestrini
Rizzoli 1984 | bookweb
Libro bizzarro, trovato anni fa in un mercatino ed ora piuttosto difficile da trovare.
Poco importa perché quella di questa settimana non è una recensione ma una proposta, anzi una speranza: provare a stuzzicare l’immaginario di qualcuno e l’iniziativa di qualcun altro e – perché no – magari vedere prima o poi una versione aggiornata, meglio illustrata, più ricca ed attraente di questo assurdo ma geniale volume che, a partire da celebri romanzi di fantascienza, si presenta come una guida al nostro sistema solare. Non com’è in realtà – ovvero una specie di bocciodromo rotante dove l’unica palla interessante è la nostra o al massimo quella rossa che come noi si avvicinata all’ardente “boccino” solare ma non tanto da superare quel piccoletto di Mercurio – ma come sarebbe se Asimov, Heinlein, Vonnegut, Burroughs (Edgar Rice, non William – i suoi erano viaggi d’altro tipo), Simak, Moorcock, Bradbury, Wells, Clarke e persino Poe e Cyrano de Bergerac, oltre ovviamente a Verne, fossero stati esploratori invece che scrittori.
Tra mappe delle comunità venusiane, illustrazioni sulla fauna di Marte per com’è oggi e com’era in passato (con mostri medievali e cavalieri, non poteva che essere così), accurate descrizioni di storie e leggende locali, scorci cittadini e piantine dei labirinti di gallerie nascosti sotto alla superficie della luna.
Un libro per sognare, scritto e curato da un sognatore come Gianni Guadalupi – personaggio che della letteratura di viaggio è stato appassionato collezionista (qualcosa come 12.000 volumi), traduttore, curatore di antologie e scrittore – ed illustrato da Edoardo Salvestini, ma un libro che dimostra tutti i suoi 27 anni.
L’idea, tuttavia, è ancora validissima quindi la butto lì: non te lo immagini già stampato su carta pregiata, arricchito nei contenuti, corredato di schede, infografiche, tabelle, ed illustrato da giovani talenti italiani che non aspettano altro che mettersi alla prova sui ritratti di saccenti intellettuali della Terza Civiltà Lunare o una veduta dall’alto di Valkis e i suoi canali ormai asciutti?