Issues | The Travel Almanac

Le riviste di viaggi sono al capolinea. Con internet ti prenoti i voli e gli alberghi ma ti fai anche gli itinerari. Vai su un forum e trovi i consigli di chi c’è già stato. Decine di apps, dal palmo della mano, ti dicono dove sei, dove devi andare, cosa guardare, e in base ai $/$$/$$$ se ti conviene cambiare zona oppure no.
I magazines sui viaggi di lusso, poi, scintillano troppo e non riescono a non scrivere “esclusivo” ogni due righe, sono tutti troppo belli per essere veri e i reportages sembrano fatti da brille signore di mezza età che ondeggiano sotto il sole, vestite di simil-tonache color sabbia o pastello e troppi anelli al dito.

Poi vedi David Lynch, col suo sguardo da David Lynch, che sembra dire “sì, sono David Lynch, e allora?” stampato sopra una copertina verde abete disegnata apposta per attrarre a sé chi di dovere (ovvero inserendosi nella categoria dei vari Monocle, IL del Sole 24 Ore, Style di RCS, Studio, Apartamento e via dicendo) e respingere tutti gli altri con pacata signorilità.
Pacatezza e signorilità che, insieme alla curiosità, dovrebbero essere gli ingredienti fondamentali di ogni viaggiatore, che il nuovo semestrale tedesco – ma i testi sono in inglese – The Travel Almanac stuzzica con interviste, storie di viaggio e recensioni sugli hotel più interessanti (e meno banali) del mondo.

Sul primo numero, oltre a Lynch, anche James Murphy degli LCD Soundsystem, l’artista Terence Koh, il gallerista Javier Peres e Andy McCluskey, personaggio di culto della musica synth pop inglese degli anni ’80.

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