TShirterie

Per tentare di spiegare a parole le straordinarie t-shirts di TShirterie userò una metafora musicale.
Se le t-shirts fatte in casa, ora e subito, intrise e sgocciolanti di anarchico situazionismo, possono essere associate al punk: grezze nel tessuto, sbagliate nel taglio, esplosive per quanto riguarda grafica/messaggio – in una parola: oneste – poi però ti tocca fare i conti con la banale mediocrità e la mediocre supponenza (di essere il nuovo) della la maggior parte di quello che trovi in vendita online, offline, dove ti pare, che pesca a piene mani nel già sentito e già visto, stancamente rielabora, indifferentemente copia/incolla, furbescamente fa l’occhiolino e insegue il tormentone. Praticamente un festival di Sanremo formato maglietta.
Quando alla fine arrivano, dopo accurati studi sul campo, le grandi case di moda… beh, è come prendere un’intera orchestra di grandi maestri, organizzare il tour, spendere più della metà del budget in marketing e poi metterla a suonare i 4’33” di silenzio di John Cage.

Poi però c’è gente come i Sonic Youth, che con due chitarre/basso/batteria, ti tira fuori l’inferno o ti arrangia fitti ed elaborati tessuti sonori che ad ogni ascolto rivelano nuovi particolari.
Ecco, i Sonic Youth delle t-shirts sono i ragazzi di TShirterie, nuovissimo marchio made in Italy che ho avuto occasione di conoscere durante il White, dove ho praticamente piantato la tenda (come ad un festival indie) nel loro spazio.

In due, con una grandissima cura per grafiche, materiali e lavorazione (tutto 100% fatto in Italia), hanno tirato fuori quella che – mi sbilancio volentieri – è probabilmente la più bella collezione di t-shirts che abbia mai visto.
La leggerezza del tessuto associata alle ricercatissime, dettagliatissime (vedi le immagini in fondo alla galleria qua sotto), quasi ossessive grafiche rendono davvero molto complicato dare l’idea esatta di un prodotto che è allo stesso tempo anche esperienza tattile e visiva.

Quella che vedete nelle immagini è la prima collezione, FW2011/12.
Ne sentiremo ancora parlare (o suonare…).

photos Alessandro Furchino (eccetto i dettagli)

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