The book is on the table | Franny e Zooey

FRANNY E ZOOEY
di J.D. Salinger
Einaudi 2003 | Amazon

Mi chiedo quante potenziali belissime letture rovinerò a mia figlia.
I genitori non capiscono mai – anzi dimenticano – quanto fastidioso possa essere un consiglio dato ad un inconcludente e sudato ammasso di carne mutante ed ormoni, portatore malsano di patetici, vaghi, stupidi drammi e vorticose, concentriche crisi adolescenziali. Quel bipede incomprensibile, privo di ogni buon senso, snervante, pericoloso per sé e per gli altri, è pur sempre tuo figlio. E se eviti la crisi, quand’è il momento, o peggio se lui non ce l’ha (aggrappandosi con le unghie e con i denti a una normalità da telefilm), preparati al peggio: avrai messo al mondo l’ennesimo ometto frustrato che cambia più spesso bandiera che mutande e si muove solo se trascinato dalle correnti. Quando la sacra fiammella della ribellione si accenderà anche in lui, il gas accumulato negli anni gli farà fare il botto.

Mi riprometto, dunque, di fare allenamento diventando un esperto di fornelli da cucina e soprattutto cercando con tutte le mie forze – che so già non saranno abbastanza – di non consigliare mai libri, film, musica a mia figlia, quando raggiungerà l’inevitabile età della sragione.

I miei genitori, sotto punto di vista, sono stati bravi. A parte strategici spostamenti in libreria non si sono mai azzardati a dirmi cosa leggere e cosa non leggere.
Perché quando un genitore o un professore mitizzano – e i libri di Salinger si prestano più di molti altri  – la tempesta ormonale ambulante poi è ovvio che rifiuti (se Baricco avesse figli, sai che palle poveracci), si tappi il naso, le orecchie e – come piace dire alle mamme apprensive – si chiuda a riccio.

Quindi, cara Sveva, spero davvero che, non so come, riuscirai a ritrovare questo post quando sarà il momento, e che per allora tu abbia già letto Franny e Zooey che – come direbbe un vecchio amico di papà – al “giovane Holden” gli dà due giri…
Ché lo sai tu e lo so io, che anche se la trama scorre piatta come l’elettrocardiogramma di un morto (Salinger) sono le piccole cose, soprattutto le parole, quelle dette e non dette, il vero dono del libro. E se ti domandi come faccia il vecchio J.D. a stare dentro alla tua testolina ingarbugliata non venirlo a chiedere a me che di certo non lo so, perché riesce a stare anche dentro alla mia, che in quanto a garbugli e confusione, almeno nei tuoi ci sono già passato, i miei sono nuovi di zecca e io ho molta meno energia di te…
Facciamo finta di niente, quindi. Io so che tu l’hai letto, tu sai che io so e così via, ma non servono parole.
Condividiamo pure, in segreto, ma fuori continuiamo a ribellarci a consigli non richiesti e a fuggire a gambe levate dalle correnti che provano a portarci via.

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