a.b.k.

Parti dalla Bielorussia ed arrivi a NY, e lì ti trovi a fare da apprendista a Barbara Shaum (un’anziana signora che è tipo la dea newyorkese dei sandali fatti a mano) e poi a lavorare da E.Vogel.
Un bel giorno ti alzi e, nonostante sembri in tutto e per tutto una giornata identica alle altre, qualcosa ti scatta in testa: l’idea, anzi L’Idea. Mettersi in proprio, la grande avventura, il sogno americano.
Il tuo sogno si chiama a.b.k.

E ti ritrovi a Brooklyn a confezionare a mano, una ad una, borse che la metà della popolazione femminile di ogni singolo paese del G20 ucciderebbe per avere e scarpe che solo a guardarle attraverso uno schermo ti vengono in mente storie di collegi upper class e passeggiate romantiche su lontani selciati, lunghe estati da turista in Europa ed enormi, vuote e fredde stanze piene di libri che risuonano dei passi della padrona di casa, prima del ricevimento. Figurati, poi, a indossarle. Ti sentiresti di fargli un torto ad avere una vita normale…

photos by Ani Berberian

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