Groove Wear

Ricevere una mail dove ti presentano un nuovo marchio di t-shirts ed iniziare a buttar giù l’articolo dopo due minuti è diventata merce rara da queste parti. E non perché non abbiamo voglia di scrivere.
Facile trovare prodotti fotocopia di altri prodotti fotocopia, facile trovare strizzatine d’occhio ironiche quanto una serata del Bagaglino (e sarcastiche quanto quello che ho appena scritto) in forma di pay-off, facilissimo trovare veri o finti ritratti handmade di Lagerfeld, Wintour, ancora Lagerfeld, Moss, Deyn e giù ancora 2/3 oculostrizzanti parole che ne ribaltano il significato, o lo sottolineano, o dicono semplicemente chi se ne frega. Ok una volta, ok pure tre. Poi diventa virus, e il virus epidemia e trovatemi uno felice di avere intorno un’epidemia.
L’antibiotico? Rispondere: sì, grazie, no, però, vedi, non mi interessa. Ma l’epidemia s’ingrossa e s’ingrassa. E si fa gradassa. Ti insultano pure (“non mi interessa” può diventare il più grande affronto concepito dall’uomo). E allora ti rifugi dietro ad un no comment. Tanto poi gli epidemici si sentono traditi lo stesso, mandano iettature, ma almeno non te lo fanno sapere via mail. E intanto vedi blog pieni di gente frustrata come me che si sfoga e tra sé e sé pensa che forse c’è proprio qualcosa nel fatto di fare t-shirt, una sorta di devianza che ti porta a credere e pretendere che tutti ne debbano parlare, delle tue t-shirts. Chissà…

E intanto – cambiamo tono, voltiamo pagina, via con la musica incalzante di sottofondo dopo gli stonati assoli di sax di prima – c’è chi invece riesce a rendere preziosa qualsiasi cosa.
Ti fa passare dalla sua parte: stai dall’altro lato dello schermo, a miliardi di miliardi di pixel di distanza ma ti sembra di star lì accanto a loro che stampano, toccano, stendono, lisciano, piegano, chiudono, poi guardano con ammirazione il risultato: Groove Wear.
Ovvero un box. Tiratura limitata. 150 copie. Un’artist box, a dire il vero. Una serie di.
Ogni uscita uno street-artist. Che reinterpreta il logo Groove su una t-shirt stampata a mano e mette una sua serigrafia numerata e firmata e stampata pure a mano. Oltretutto in una delle più antiche stamperie d’Italia (guardati le foto sotto).
Microbo è il primo (ma come microbo si dissocia dalle epidemie), il prossimo chissà.
Si acquista solo online.

p.s. nessun blogger è entrato o uscito dall’analisi durante la stesura di questo post, né ricevuto soldi o preziosi box regalo (però se me ne mandassero uno non è che lo rispedirei indietro…)

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