MIO CUGINO, IL MIO GASTROENTEROLOGO
Mark Leyner
Frassinelli 1997
Mark Leyner l’ho conosciuto attraverso questo libro, preso a caso in libreria, attratto ovviamente dal titolo (il misterioso fascino della parola gastroenterologo) e dalla grafica di copertina, ridicola e fatta male.
Premetto che questo, tra i suoi, non è il migliore ma le opere di Leyner sono da leggere come fossero puntate di un serial tv dove però l’ordine cronologico non ha alcuna importanza.
I rimandi tra un libro e l’altro sono a doppio senso (in tutti i sensi) quindi puoi cominciare da dove ti pare. Anche dalla fine del libro, se è per questo.
M.C.I.M.G è una raccolta di racconti ma sembra un romanzo. E viceversa. E una vera e propria storia non c’è.
E’ come seguire il discorso di un tizio che si presenta al bar e comincia a parlare dei fatti suoi: esaltato, cinico, con il gusto di mettere bocca in qualsiasi argomento gli passi per la testa. E un gigantesco poster di sé stesso appeso nel cervello.
Perché il protagonista dei libri di Leyner è Leyner.
Classe 1956, nelle foto sembra una brutta copia di B.E.Ellis. Ma Leyner non è sopravvissuto agli anni ’90, nel senso che le uniche sue opere degne di questo nome sono di quel periodo. E Mio cugino, il mio gastroenterologo puzza di anni ’90. Di anni ’90 che puzzano di anni ’80.
L’edizione che ho io non credo sia più reperibile e ad ogni modo dubito siano facilmente reperibili anche gli suoi libri. Ma forse lo trovate in biblioteca.
Leyner è nato per le biblioteche, dove giovani in camicia di flanella se lo passano di mano, di nascosto, sussurrandosi l’un l’altro piccoli assaggi.
Non aveva mai sparato a una donna prima di allora. Aveva sparato ad alcuni uomini, a parecchi. Li aveva anche presi a randellate, li aveva strangolati, annegati, avvelenati, aveva spinto fuori da un 747 un povero idiota mentre, cagandosi nei pantaloni, lo implorava di risparmiargli la vita. Ma non aveva mai sparato a una donna prima di allora. No, aspetta un attimo. Aveva sparato a una donna prima di allora.
Ma se non vuoi che qualcuno ti sussurri, prendi il libro e portatelo a casa.
Da leggere quando non hai voglia di leggere, preferibilmente in bagno, in palestra o appeso a testa in giù in un campo di prigionia afgano.