Se in giro mi chiamano “la bionda” (e le bionde non se ne abbiano a male) è perché un cronico stordimento per metà naturale per metà provocato da anni di intensa applicazione in svariate attività ricreative mi rende particolarmente portato alla gaffe involontaria.
In vino veritas dovrei tatuarmelo sulla fronte e starmene zitto zitto in un angolino, quando ho un bicchiere in mano, senza perdermi in chiacchiere potenzialmente pericolose e concentrandomi, magari, sul bicchiere stesso.
Mi vedo già, ai miei prossimi incontri “sociali”, in disparte, a ripetere “ma questa è un’ottima annata… ottima annata… ottima annata” e via così.
Oppure fare della collezione autunno/inverno di WeSC un aneddoto e un’àncora di salvezza. Al primo che esce con in vino veritas arrivo io che dico “ma lo sai che WeSC ha fatto una collezione che si chiama proprio così?”
E mi porto dietro il catalogo, spiego tutto, mi spaccio per un pr o un commerciale WeSC, magari riesco pure a farmi assumere e inizio una nuova vita come la bionda di WeSC.
Divagazioni. Ma intanto guardatevi il surreale e divertente video pasta-connection (dopo il salto) e la collezione del brand svedese che dopo più di 10 anni sulla breccia non invecchia ma, appunto come un buon vino, matura.
In sintesi tutto ciò che dovevo dirvi erano solo queste ultime righe. Il resto prendetelo come un avvertimento a non parlarmi/non ascoltarmi quando ho un bicchiere in mano con dentro qualcosa che superi i 3,5°.