Una giornata moderna

Del Ventennio ci sembra di sapere tutto: i personaggi, l’ascesa al potere, la dittatura, la guerra e la caduta. I nonni ed i bisnonni ci hanno raccontato i loro aneddoti, ed abbiamo conosciuto come si viveva, da nord a sud, nell’Italia fascista, attraverso decine di documentari.

Ma, uniformi (militari e dei piccoli Balilla) a parte, finora il mondo della moda e dello stile di quegli anni non era mai stato indagato tanto a fondo quanto in Una giornata moderna, librone appena uscito a cura di Mario Lupano ed Alessandra Vaccari.

Qualche giorno fa sono stato alla presentazione, soprattutto perché durante il laboratorio di fashion blogging che Frizzifrizzi ha tenuto lo scorso anno a Rimini, proprio all’interno del corso di Moda e Design del prof. Lupano, avevo sentito parlare dei (lunghi) lavori di preparazione del volume.

Il risultato è strepitoso. Con 400 pagine ed oltre 1500 illustrazioni, Una giornata moderna è diviso in quattro sezioni: misura, modello, marca e sfilata, attraverso le quali si ripercorrono le tappe fondamentali dell’evoluzione del Made in Italy tra il 1922 ed il 1943, con contributi di esperti e studiosi di culture visive, storia della moda e storia dell’architettura, oltre a testi estratti da manuali e riviste dell’epoca.

E proprio sulle riviste è stata fatta la ricerca iconografica più importante, andando a spulciare archivi su archivi di testate che per la maggior parte oggi non esistono più: dall’Almanacco della Donna Italiana a Vita Femminile, passando per Cordelia – rivista quindicinale per le signorine, Lidel, Snob e tanti altri.

E’ praticamente impossibile riassumere in poche righe tutto ciò che trovate nel libro quindi eccovi un po’ di suggestioni random e, dopo il salto, alcune immagini.

Una ventata favorevole spira ancor oggi per la cosiddetta chiusura lampo, il non plus ultra della semplicità, sintesi meccanica della vita odierna […]

La mia signora è molto sensitiva. Molto sensitiva ai vestiti che porta […] Un giorno l’ho vestita chinese, s’è messa a parlare in chinese purissimo. Se le mettessi un vestito nero e un velo lungo, andrebbe a singhiozzare al cimitero sopra una tomba.

Originale è forse la signora che ha inventato di ricamarsi sul fazzoletto al posto delle cifre, di un simbolo o dello stemmo, il numero del telefono […]

Ma il consiglio è di prendervene una copia, mettervi seduti comodi ed iniziare a sfogliare. Nel frattempo io mi sono perso ad ammirare le mise sportive e le sneakers dell’epoca…

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