La prima ed ultima volta che – oltre a graffettare – mi sono cimentato nella rilegatura è stato quando mia nonna ha provato ad insegnarmi come cucire insieme i foglietti quadrati sui quali disegnavo per farne dei libretti (bimbi, mettete il ditale!). Risultato: disastroso.
E da allora, se devo esser sincero, non ho più fatto molto caso, quando avevo un libro in mano, a com’era rilegato: lo fanno le macchine, e la rilegatura, quando lo scopo pratico è semplicemente quello di arrivare a leggere dalla prima all’ultima pagina senza che te ne rimanga una in mano, è tanto migliore quanto meno ti accorgi che c’è.
Ma quando non è solo il contenuto di un libro ad essere importante, interessante, divertente, ma il libro stesso; quando cioè è l’oggetto-libro ad essere opera d’arte, allora non c’è macchina che tenga: la mano di un esperto la vedi subito.
E ti incanti a guardare quella semplice magia che rende esperienza sensoriale un gesto semplice e quotidiano come quello di sfogliare una pagina.
In questo caso, a lasciarmi a bocca aperta sono state le opere di Dario Zeruto, artigiano cubano che vive tra Milano e Barcellona.
Autodidatta, Dario ha imparato l’arte del tessuto dalle indigene boliviane, poi ha girato il mondo per studiare le tecniche di produzione della carta e la rilegatura. Ora vive tra Milano e Barcellona, partecipando a mostre e realizzando le sue fantastiche opere.
Oltretutto Dario insegna anche alla Naba di Milano e conduce corsi e workshops di rilegatura creativa per adulti e bambini.
Ed è stata proprio una sua studentessa, oltre che nostra vecchia conoscenza, a segnalarcelo, ovvero Cristina, una delle fondatrici di quel meraviglioso micro-universo creativo che è Dissociate/Sartoria Vico.
Altre immagini dopo il salto