Alla scoperta di Veuve Clicquot #3

Veuve Clicquot - dégorgement

Ritmo serrato: sveglia all’alba, appuntamento alle 8.00, partenza in treno per Reims alle 9.00, detto fra noi che bella differenza tra il TGV e le nostre FS! Sappiate che anche gli stranieri conoscevano la storia dei treni congelati con l’intento di stanare-sterminare i parassiti, poveri noi!
Arrivati a Verzy, dimora di campagna Veuve Clicquot intorno alle 10.30 abbiamo subito iniziato ad assaggiare champagne, assistendo al dégorgement (in italiano letteralmente sboccatura) cioè il processo d’apertura delle bottiglie dopo la seconda fermentazione, passaggio necessario per controllare la presenza di residui. Per le bottiglie vintage l’operazione si fa ancora a mano, una ad una (come potete vedere nella foto).

Veuve Clicquot - Cyril Brun

L’enologo Cyril Brun ci ha spiegato che il modo migliore per “sentire” lo champagne è il “grumer”: non ha traduzione letterale, ma in pratica consiste nello sciacquarsi la bocca con la bevanda facendo anche un certo rumore. Non ce lo siamo fatti dire due volte. Volenterosi, ci siamo immediatamente applicati, senza buoni risultati però. Non è molto semplice come può sembrare dalla mia semplicistica descrizione. Io per esempio, non ci sono mai riuscita, credo che troppi anni in collegio mi impediranno per sempre di fare rumore mentre mangio o bevo. Il blogger greco invece era diventato un campione!

Veuve Clicquot - cinque bottiglie vintage

Abbiamo degustato cinque rarissime bottiglie vintage dalla più giovane alla più vecchia, due rosé e tre bianchi. Cinque diverse annate selezionate in base ad alcune delle date di nascita dei blogger partecipanti : 1999-1985-1982-1980-1978.
Per la cronaca, la mia data di nascita, il 1974 non è stata una buona annata neanche per lo champagne, non è stata dichiarata vintage (cioè degna di essere invecchiata)…

Il mio preferito è stato il bianco del 1982…se mia madre considera illegale, che io abbia un fidanzato di quell’anno almeno mi concederà uno champagne! Anche se sarà molto difficile ripetere l’esperienza, tenuto conto di quanto sono rare e di conseguenza costose queste bottiglie. Normalmente, a parte i danarosi collezionisti, vengono messe a disposizione degli enologi a fini “educativi”.

Veuve Clicquot - appunti

Ci hanno voluto fare un regalo e devo dire che il mio palato, ma prima ancora il mio naso, hanno molto apprezzato. Sono molto brava a distinguere sapori ed odori, sono anni e anni che mi alleno con l’acqua!
Finito l’assaggio siamo passati all’aperitivo (e si ci voleva proprio, eravamo all’asciutto da oltre mezz’ora!), abbiamo pranzato insieme a Cyril l’enologo ed a Felix Bocquet – Quality and Environment Director. Quest’ultimo, ha parlato del bassissimo impatto ambientale nella coltivazione della vite (non usano quasi più pesticidi, tengono lontano gli insetti attraverso l’uso di ferormoni. In due parole confondono gli istinti sessuali degli insetti infestanti, impedendone la riproduzione!), nella produzione dello champagne e nel confezionamento, dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, temi che come ormai sapete mi stanno molto a cuore e che quindi ho ascoltato con particolare interesse. Perché se è buono, costoso e chic, tanto meglio se è anche eco!

Veuve Clicquot - il pranzo

Quanto al pranzo vi dirò solo questo: i loro bravissimi cuochi hanno il compito di creare il menù in base alle annate e alle caratteristiche del vino che si decide di servire. Praticamente l’esatto contrario di quello che succede normalmente nelle nostre case, ma anche nei ristoranti: generalmente si sceglie la portata e poi si cerca un vino, uno champagne adatto che ne esalti i sapori.
Non so se secondo il loro insindacabile giudizio quel giorno gli chef ci sono riusciti, quello che posso dirvi è che per me e per gli altri blogger presenti era tutto buonissimo e lo champagne che abbiamo bevuto fantastico, perfino quello dolce da dessert che normalmente io detesto!

Veuve Clicquot - le vigne

Ormai satolli abbiamo fatto una breve visita delle vigne sotto una leggera pioggerellina (da qui l’aspetto goffo ed imbacuccato delle foto) e poi delle presse, con un Cicerone d’eccezione Chrisitan Renard – Vineyars Director (l’anziano signore che vedete nelle foto e che assomiglia a Babbo Natale).

Veuve Clicquot - le vigne

Ci ha spiegato moltissime cose interessati sulla vendemmia, sulla necessità di una forte escursione termica diurna nelle due settimane che la precedono affinché l’uva raggiunga il grado di acidità necessario perché ci siano le due fermentazioni che danno vita alle bollicine. Vengo da una famiglia di agronomi, ma ho scoperto cose che neanche sospettavo: per esempio l’utilizzo di uve nere per fare lo champagne! E non parlo del rosé, ma di quello bianco.

Veuve Clicquot - elicottero

Ormai provati dalla sveglia all’alba, dal viaggio (a parte me ed altri due gli altri erano afflitti dal fuso orario) e dai vari assaggi, siamo stati messi su un pulmino credendo di andare in albergo. Bramavo una doccia, invece ci siamo ritrovati in un air club con due elicotteri già pronti al decollo. Visita aerea delle vigne Veuve Clicquot.

Veuve Clicquot - elicottero

Per me e per la maggior parte degli altri era la prima volta in elicottero e nonostante io sia piuttosto abituata al volo, l’emozione è stata ugualmente molto forte. La vista dall’alto era da togliere il fiato, pioveva e mi sentivo dentro a un film… Osservare le vigne dall’alto con la cuffia sulle orecchie e l’auricolare posizionato davanti alla bocca.

Veuve Clicquot - elicottero

Vi assicuro però che non ho detto una sola parola durante tutto il volo e non per la paura, piuttosto per gustare il momento attimo per attimo.
Emozionatissimi all’atterraggio ognuno di noi (blogger per caso, grafomani per natura) ha iniziato a scrivere di getto, ci eravamo ripromessi (specialmente io e Costas il simpatico blogger greco genitore di Yatzer) di iniziare a scrivere solo alla fine del tour, ma ormai ci si era smosso qualcosa dentro …dovevamo metterlo nero su bianco!
Appuntamento a domani per il resto!

Un messaggio

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