La pianura dei portici

Per gentile concessione di Massimiliano Boschini, per i testi, e di Giuseppe Vitale, per le illustrazioni, pubblichiamo qui un racconto della genesi del libro La pianura dei portici, scritto dallo stesso Boschini insieme a Giacomo Cecchin, Fabio Veneri e Simone Terzi, illustrato da Vitale e pubblicato da Editoriale Sometti di Mantova.

Non esiste una città più porticata di Bologna, in Italia e nel mondo, il capoluogo emiliano vanta una fitta rete di portici, di cui una parte è stata insignita del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2021. La caratteristica degli oltre sessanta chilometri che compongono l’intero tracciato è la varietà di stili con cui sono stati costruiti, a partire dal XII secolo. Tale diversità la troviamo anche nel resto della Pianura Padana, sebbene non in maniera così estesa e importante come a Bologna. Potremmo definire il portico come uno degli elementi più identitari della macroregione legata al fiume Po.

Luigi Ghirri, nelle pagine di Un cancello sul fiume del 1987, scrive che la pianura non riesce a prendere un’identità precisa, «restando in equilibrio tra passato e presente, ancora invisibile e inconoscibile, e ciò che ci è dato di sapere, raccontare, rappresentare, non è che una piccola smagliatura sulla superficie delle cose e del paesaggio». Questo concetto può essere applicato anche ai portici. Costruiti in mille modi diversi dal Medioevo al Novecento, sono così presenti in alcuni centri da risultare “quasi” scontati. Anch’essi assomigliano ad una smagliatura del contesto urbano, a metà tra il pubblico e il privato, tra la convivialità e la socialità delle vie e la sfera più intima delle abitazioni.

(illustrazione e courtesy: Giuseppe Vitale)

In Pianura Padana è difficile trovare una città o un paese che non abbia almeno un portico. Dove questo non succede, sembra mancare qualcosa. Naturalmente, ci si rende conto di questa evidenza solo quando non ci sono. Ogni volta che mi trovo a Novi di Modena, mi chiedo dove siano e perché non li abbiano costruiti, soprattutto considerando che ci troviamo molto vicini al luogo d’origine, ovvero Bologna. Da qui, dai miei pensieri e dalla mia considerazione, ci si può spostare nel resto dell’Emilia. È quanto ho fatto con Giacomo Cecchin e Fabio Veneri, che mi hanno accompagnato nelle province di Reggio Emilia, Modena, Parma, Ferrara e Bologna, con un’appendice extra muros su Mantova. Quest’ultima merita un approfondimento, perché spesso non si sa dove collocarla: sebbene sia situata in Lombardia, ha forti legami di amore e odio con il Veneto ed è un po’ emiliana nello spirito. A tenerle assieme, in parte, sono la meta regione della Lunezia, la nebbia e naturalmente i portici. 

Il libro La pianura dei portici è il frutto del nostro peregrinare e si presenta come un saggio narrativo che narra gli itinerari di un incontro sentimentale con l’elemento distintivo del territorio: il portico. Nonostante la diversità degli autori dei capitoli, essi si equilibrano e si amalgamano tra loro, giustificando l’identificazione del libro come “saggia” narrativa. Nel primo capitolo, Giacomo Cecchin racconta il portico con uno sguardo acuto, non tanto da un punto di vista architettonico o sociologico, quanto con lo spirito dell’osservatore attento. Nel secondo capitolo, scritto da Fabio Veneri, gli elementi storici si fondono con l’immaginario perpetuato da scrittori, artisti e cantautori come Zavattini, Pasolini, Delfini, Tondelli e i CCCP. Grazie a loro, il libro offre un itinerario originale attraverso città, paesi e sobborghi, creando così un’esperienza completa e coinvolgente per il lettore.

(illustrazione e courtesy: Giuseppe Vitale)

Il capitolo finale del libro, che mi riguarda maggiormente, è costituito da una ventina di racconti che ho scritto, ispirati in gran parte a autori come Buzzati e Landolfi. Ritengo che le volte, le luci e le ombre, i colonnati e la particolare natura dei portici siano particolarmente adatti a toni grotteschi e fantastici. I testi sono ambientati prevalentemente nelle città citate sopra, ma ho voluto includere anche i centri più piccoli, come Guastalla, Suzzara, Gualtieri, Novellara, Comacchio e Luzzara.

Ho volutamente tenuto Luzzara per ultima, per dedicargli qualche riga in più. Il paese rivierasco, reso celebre da Zavattini e immortalato dalle opere fotografiche di Paul Strand e Gianni Berengo Gardin, ha rappresentato la chiave di volta dell’intero libro, ancor più di Bologna, per la sua reputazione come luogo ideale di ispirazione artistica. Il libro è stato presentato per la prima volta nel piccolo teatro che vi ha sede e il legame è stato ulteriormente rafforzato dalla prefazione di Simone Terzi, responsabile della Fondazione Un Paese, che ha sede sempre a Luzzara. Condivido le parole di chiusura di Terzi: «Come le pagine di un libro, i portici sono spazi del possibile, dove provare ad annotare, accanto alla critica del presente, qualche traccia di futuro». Giuseppe Vitale ha affiancato gli scrittori con le sue illustrazioni, quasi fossero tratte dal taccuino di un viaggiatore. I suoi disegni rappresentano il trait d’union e contribuiscono ad enfatizzare la vena poetica dell’intero volume.

La pianura dei portici è pubblicato dall’Editoriale Sometti di Mantova, che ha dato al libro una veste prestigiosa, dal formato 21x25cm alla carta Fedrigoni Arcoset White da 120g, con la brossura cucita in filorefe con alette.
Tra le prossime presentazioni, segnalo quella che si terrà nell’ambito del Bologna Portici Festival, il 17 giugno alle ore 18.30 negli spazi della Libreria Modo Infoshop di via Mascarella 24b.

Massimiliano Boschini

Massimiliano Boschini, Giacomo Cecchin, Simone Terzi, Fabio Veneri, disegni di Giuseppe Vitale

La pianura dei portici

Itinerari di un incontro sentimentale

Editoriale Sometti, 2023
104 pagine

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Gli autori

Massimiliano Boschini

Agitatore culturale e accumulatore compulsivo.
Si è occupato di fotografia, letteratura e organizzazione di eventi, colleziona libri, quadri e dischi. Ama trovare riparo sotto i portici dai quali si sente protetto nella vita reale, nei sogni e nei racconti che scrive.

Giacomo Cecchin

Divulgatore errante e giornalista. Nel suo libro Mantova, 5 cose che so di lei (2021) i portici non ci sono e ha deciso di colmare la lacuna. Ama camminare sotto i portici al tramonto, quando luci ed ombre giocano a nascondino.

Simone Terzi

Direttore di Fondazione Un Paese, si occupa della valorizzazione del patrimonio fotografico, pittorico e librario in essa custoditi. Si dedica da anni allo studio e alla promozione della figura e dell’opera di Cesare Zavattini, nei confronti del quale ha una servitù volontaria. Nato e cresciuto nell’epicantica Luzzara, da qualche anno abita in un paese senza portici e ha così scoperto la vera malinconia.

Giuseppe Vitale

Ha cominciato a disegnare a circa due anni, ora che è cresciuto fa l’atelierista, l’illustratore e il musicante con base a Reggio Emilia. Non ama gli ombrelli e quando piove preferisce ripararsi sotto gli archi dei porticati.

Fabio Veneri

Formatore e autore. L’ultimo libro pubblicato è Social Classici (2019). Ha studiato a Bologna, vive a Mantova e gli piace percorrere tutti i portici che separano (e uniscono) le due città.

(illustrazione e courtesy: Giuseppe Vitale)
(illustrazione e courtesy: Giuseppe Vitale)
(illustrazione e courtesy: Giuseppe Vitale)
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