Maschere e arte drag: due “libri in buca” sul travestimento

Nella nostra cassetta delle lettere arrivano tantissimi libri. Ne riceviamo più di quanti potremo mai riuscire ad approfondire come vorremmo, quindi abbiamo pensato di raggrupparli in uscite tematiche: i “libri in buca” — la buca è ovviamente la cassetta postale.

Eccone due, molto diversi tra loro ma entrambi focalizzati sul fornire un panorama molto ampio riguardo ai rispettivi argomenti — da una parte le maschere, dall’altra l’arte e la cultura drag — ed entrambi dedicati al travestimento, tema assai attuale in un’epoca in cui chiunque di noi ha, a portata di smartphone, un numero praticamente infinito di “filtri” coi quali modificare volti e corpi.


Maschere. Dalla Commedia dell’Arte personaggi e costumi nella grafica tra Seicento e Novecento

di Patrizia Foglia e Patrizia Albé
Nomos Edizioni, 2022


Quello della maschera è un tema già molto analizzato nell’ambito della storia del teatro e della sociologia. Questo poderoso volume, tuttavia, va ad indagarlo usando la lente della storia dell’arte e della produzione grafica, presentando un ricchissimo apparato di immagini che risalgono fino alla seconda metà del ‘500 — l’epoca in cui la Commedia dell’arte muoveva i suoi primi passi e iniziavano a delinearsi i caratteri e l’estetica dei “personaggi fissi”, che si sarebbero successivamente cristallizzati nelle maschere che conosciamo oggi — e arrivano al ‘900.
Patrizia Foglia, conservatrice di beni culturali, storica dell’incisione e curatrice, e Patrizia Albé, ricercatrice morta prematuramente proprio durante la lavorazione del libro, sono partite dalla straordinaria raccolta di materiale del collezionista milanese Francesco Pisani, grande appassionato di Commedia dell’arte scomparso qualche anno fa, costruendovi attorno un vero e proprio viaggio storico e visivo che si compone di diverse tappe fondamentali: il teatro; il carnevale; la satira (notevoli le copertine dei periodici satirici dell’800); lo “sconfinamento” in altri ambiti: calendari, spartiti musicali, carte e giochi (come le bamboline da ritagliare, una delle quali è stata usata per la copertina del libro); i libri per ragazze e ragazzi; e infine la pubblicità.

«Da sempre la maschera è elemento rituale, magico, è strumento per celare la propria identità, per nascondere i lati più oscuri del proprio animo impossessandosi delle vesti di un altro. La maschera è passione, fantasia, satira al servizio della politica, espressione dell’anima di un popolo, emblema di una società, oggetto di culto, motivo iconografico tra i più accattivanti che trascende il tempo e la moda».

Il libro si acquista da

Nomos Edizioni
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L’Arte del Drag

di Jake Hall, illustrazioni di Sofie Birkin, Helen Li, Jasjyot Singh Hans; traduzione di Mauro Maraschi
Quinto Quarto, 2022


La miglior definizione di cosa è drag la dà Don One, drag king di base nel Regno Unito: «Il drag» dice «offre a chiunque, a prescindere da origine etnica, genere e orientamento, un palco sul quale poter proporre un lato di sé stessi che ci si augura venga apprezzato».
Una messa in scena, dunque, che come tale non si limita tuttavia a essere soltanto ciò che appare — una forma d’arte colorata, volutamente eccessiva e flamboyant, in alcuni casi talmente esuberante da schiacciare la prospettiva e trasformarsi in macchietta — ma che, attraverso la maschera e il travestimento, si diverte (e ci diverte) a sovvertire le norme, a prendersi gioco delle convezioni e dei ruoli, a evidenziare le contraddizioni della società, a mettere alla berlina le granitiche certezze, talvolta (e non di rado, purtroppo) a sfidare le leggi e la violenza del potere.
Quella del drag è una lunga storia, che affonda le sue radici addirittura nella Grecia antica, con l’arte del mimo, e arriva fino a noi attraversando le epoche e i confini — il teatro shakespeariano e quello kabuki (dal 1660 le donne furono bandite dai palcoscenici inglesi; dal 1629 da quelli giapponesi), i köçek ottomani (ragazzi in abiti femminili che suonavano e ballavano negli harem), il vaudeville (in cui si esibivano anche i drag king, cioè le donne che interpretavano uomini).
Fu nel 1870, sul quotidiano inglese Reynold’s Newspaper, che apparve per la prima volta il termine drag riferito al vestirsi da donna, e da allora l’evoluzione questo fenomeno culturale e artistico non si è più fermata, tra rivoluzioni sociali e di costume, da Stonewall (si racconta sia stata una drag queen a iniziare i celebri riots, colpendo un poliziotto con una scarpa) alle ballroom di Harlem, dai freak dell’underground degli anni ’60 e ’70 alla disco music, da Danny La Rue a Ru Paul, fino alle avanguardie più radicali e alle nuove frontiere del drag attraverso i social.
A raccontare tutto questo — e molto altro — è L’Arte del Drag, un libro illustrato scritto da Jake Hall, giornalista londinese che ha collaborato con British Vogue, Dazed Digital, i-D e Vice, e pubblicato in Italia dalla casa editrice Quinto Quarto.
Ovviamente non si tratta di un saggio approfondito sull’argomento, ma è comunque un ottimo e valido punto di partenza per iniziare a informarsi (c’è pure una vasta bibliografia per andare poi ad approfondire) su un tema troppo spesso considerato frivolo, superficiale, ma che in realtà ha un ruolo centrale nella messa in discussione delle società in cui viviamo, e rappresenta un coraggioso, potente, intelligente e autoironico strumento di cambiamento.
Quanto alle (esplosive) illustrazioni, sono opera di Sofie Birkin, Helen Li e Jasjyot Singh Hans, cui sono affidate le varie sezioni del libro, dove c’è spazio però anche per le tavole di Eero Lampinen, Salome Papadopoullos, Noa Denmon, Nada Hayek e Marcos Chin.

«Un vorticoso viaggio attraverso una delle forme d’arte più affascinanti, spassose e provocatorie mai esistite. Una storia coloratissima e maestosa che affonda le radici nell’antica Grecia e arriva fino al successo planetario dei nostri giorni, passando per i moti di Stonewall, le ballroom di Harlem e le esibizioni in lip-sync».

Il libro si acquista da

Quinto Quarto
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