La rivista dedicata alle arti della stampa esce ogni tre mesi, presentando i lavori di artiste e artisti di tutto il mondo
Ne abbiamo parlato così tante volte che dubitiamo ci siano ancora lettrici e lettori di Frizzifrizzi che non conoscano la rivista Pressing Matters, trimestrale interamente dedicato alle arti della stampa (serigrafia, xilografia, linoleografia, monotipia, acquaforte, risografia, collografia, ecc.), nato nel Regno Unito quasi cinque anni fa dall’idea del designer John Coe, che in questi anni ha costruito attorno al suo progetto un’affiatata rete di collaboratrici e collaboratori, riuscendo a diventare un punto di riferimento a livello internazionale per la numerosa e variopinta comunità di chi stampa usando tecniche più o meno artigianali.
A testimoniare il successo del magazine è anche la tiratura, che è arrivata a ben 4500 copie per ogni uscita, senza contare le edizioni digitali.
A gennaio Pressing Matters ha pubblicato il suo 21º numero: 100 pagine sulle quali è possibile andare a sbirciare tra i lavori e negli studi di un gran numero di artiste, artisti e realtà collettive, tra cui Chloe Alexander (USA), Atelier le Grand Village (Francia), Karen Bowskill (Regno Unito), Colour Code Printing (Canada), Ria Czerniak-LeBov (Irlanda), Harrie Fuller (Regno Unito), Richard Galloway (Regno Unito), Armina Ghazaryan (Belgio), Bob Goldstein (USA), Georgia Green (Regno Unito), Stephen Kenny (Regno Unito), Themba Khumalo (Sudafrica), Andreas Lian (Norvegia), Eska Marsh (Regno Unito), Lilli-Krõõt Repnau (Estonia), Lizzie Wheeler (Regno Unito), Yonil (Israele). E c’è spazio anche per Holly Meade, xilografa e illustratrice statunitense scomparsa nel 2013 a soli 56 anni.
«Gli artisti che compaiono nel nostro primo numero dell’anno sono un gruppo brillantemente creativo e sperimentale: che si tratti di dare una seconda vita ai rifiuti della spiaggia o di trarre ispirazione da improbabili fonti digitali, i nostri autori continuano a sorprendermi e a impressionarmi con le loro idee» scrive Coe. «Sembra che ognuno di noi attinga dalla propria vita, che si tratti della nostra infanzia, dei nostri mondi interiori o dei nostri momenti di malizia: tutti unici, ma nei quali è possibile immedesimarsi».

















