Superfici che si deformano in base all’intensità del suono.
L’onda sonora resa visibile da un neon luminoso e flessibile.
L’increspatura dell’acqua che reagisce alle frequenze.
Petali danzanti.
Fonemi che s’incarnano in geometrie di terracotta.
Nel tentativo di studiare la rappresentazione visiva del suono e del linguaggio, lo studio spagnolo blo que — fondato a Madrid da Pablo Coppel e Quique Rodríguez — ha realizzato un affascinante corto-metraggio realizzato sulle basi di un grande studio teorico e storico e di una interessante sperimentazione tra antichissime arti, come la terracotta, e le nuove tecnologie, con la costruzione di quattro dispositivi capaci di tradurre la voce umana in movimento.

Etichettato come “saggio-visivo”, in realtà Dialogo è una vero e proprio prodotto artistico, che si situa nel punto d’incontro tra installazione, ricerca e video-arte. Un progetto atipico per quello che, sulla carta, è uno studio creativo.
Tra ispirazioni provenienti dal mondo della musica sperimentale (Charles Amirkhanian, Jan Jelinik, John Cage), dalla storia della data visualization (Andreas Fischers, Fritz Winckel), dalle straordinarie intuizioni del regista d’animazione Norman McLaren, che “dipingeva” i suoni direttamente sulla pellicola cinematografica, il processo (mostrato e spiegato qui) è ancora più affascinante del risultato, che è già strepitoso di suo, considerando anche che — nonostante sembri il contrario — nel filmato non c’è traccia di animazione 3D.

