La Camel Mobile Library: la biblioteca nomade del Kenya

Kenya, provincia di Garissa, al confine con la Somalia. Un posto dimenticato da Dio ma non dai pastori.
Qui, ogni giorno, poco prima dell’alba una comunità nomade di pastori keniani si alza in cerca di cibo e acqua per il proprio bestiame. Poco nutrimento in giro, bisogna camminare per una goccia d’acqua per qualche filo d’erba. Dormono in tende da campeggio, sotto le stelle, nelle radure. Ogni giorno è un giorno a sé. Donne, uomini, anziani, ma soprattutto bambini. Un villaggio che si sposta coi tempi della natura, al ritmo degli animali e del sole. Sole che brucia e prosciuga, che abbronza una terra meravigliosamente rossa.

Da secoli, da generazioni, dalla notte dei tempi va avanti così e nessuno si chiede il perché.
In un posto del genere, dove manca il necessario e il superfluo non esiste, a cosa servono i libri? A bruciarli per riscaldarsi di notte, cibo per capre, ventagli contro il caldo? Perché un pastore deve leggere? Perché un uomo abituato a parlare con mazze e fruste dovrebbe innamorarsi di Don Chisciotte? Serve altro: medicine, cibo e acqua. Qui le storie si raccontano a voce, qui le storie le raccontano gli anziani e sono sempre le stesse. Uno parla e gli altri ascoltano. A che serve la carta?

Eppure c’è un uomo di 50 anni, in Kenya, che reputa i libri tremendamente necessari per i figli dei pastori. Il suo nome è Rashid Mohamed Farah e di mestiere fa il bibliotecario nella savana. La sua biblioteca non esiste fisicamente. Non è un casa, un posto dove andare a studiare, la sua è una biblioteca nomade, che si sposta insieme ai pastori. Tra leoni e zebre, viaggia la Camel Mobile Library, 400 volumi a bordo di un cammello. Un progetto nato da un’idea della National Library Service per portare la letteratura alle popolazioni nomadi al confine con la Somalia.

I libri si muovono con la gente. 4 carovane composte da 3 animali partono all’alba nel fine settimana per raggiungere i pastori. Tra le gobbe e i peli riposano Zanna Bianca, il Piccolo Principe e Pinocchio. Oltre l’80% dei nomadi è analfabeta e Farah con i suoi cammelli contribuisce a diffondere storie, letteratura, insomma la cultura.
Una vera e propria biblioteca con tanto di prestiti a tempo, i cammelli trasportano albi illustrati, favole e non solo. Libri letti all’ombra di alberi resistenti alla calura e di notte davanti ad un fuoco, con tutta la famiglia.
Farah arriva col suo cammello, accolto da abbracci e coccole e insegna ai bambini a leggere. I cammelli sono amati dai pastori, i bambini aspettano l’arrivo di questi mitologici animali.

Da queste parti, in Kenya, le favole della buonanotte sono i bambini che le leggono ai genitori. Farah non impone niente, dà strumenti. Qui non viene stravolta la cultura ancestrale delle popolazioni nomadi. Qui ci si mischia, confonde, contagia. E mentre in Europa le biblioteche ormai sono solo teche, vuote, senza bambini e prestiti, in Kenya la Biblioteca Cammello ha oltre quattromila iscritti. Tutti registrati, tutti lettori, tutti che si scambiano volumi. In questi posti serve l’acqua, il cibo, le medicine, ma servono anche i libri. Pieni di polvere, consumati dalle mani callose dei pastori, scoloriti dal sole che non risparmia.

Nella savana un 4×4 velocizzerebbe tutto, ma a che serve la velocità in un posto scandito dal sole e dal suono dei campanacci. A che serve la velocità in un posto assetato di libri che meritano tempo. In una fetta di mondo senza connessione c’è un gruppo di uomini che ha deframmentato le distanze culturali e mentali grazie ai cammelli. E mentre nel resto del pianeta ci spostiamo su treni che viaggiano senza conducente, in Kenya “Maometto non va dalla montagna è la montagna che va da Maometto”.
Farah non riceverà nessun premio, nessun riconoscimento, nessun articolone sulla stampa mondiale e poche telecamere si interesseranno a lui e ai suoi cammelli. i risultati di questa rivoluzione lenta li vedremo quando Farah non ci sarà più, quando un’intera popolazione di nomadi analfabeti avrà imparato a leggere.

In copertina, dettaglio di un’illustrazione tratta da Children’s own library, di Jennie Ellis e Charles Welsh, 1910 (fonte: New York, National Library Co / archive.org | rielaborazione grafica: Frizzifrizzi)

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