(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Attraverso la nebbia, il sole: intervista ad Atelier Bingo, in mostra a Milano all’Atelier 1909

L’editore Terre di Mezzo mi ha offerto l’opportunità di intervistare il duo di illustratori e designer grafici francesi Atelier Bingo in occasione della mostra Attraverso la nebbia, il sole, organizzata allo spazio Atelier 1909 di Bonvini 1909, luogo storico ed una delle eccellenze della città di Milano, dove giungo verso le 16,30 di un venerdì pomeriggio.

Ad accogliermi, Miriam Mosetti, una delle responsabili dello spazio, che ci tiene a presentarmi la storia del luogo espositivo e dell’Atelier Bonvini.
E così vengo a sapere che lo spazio espositivo della mostra era l’appartamento della Famiglia Bonvini. Era collegato alla bottega con una scala a chiocciola ed è stato gestito per più di 100 anni da due generazioni di famiglie Bonvini, fino al 2011, quando l’ultimo marito della Bonvini, ottantenne, cercava qualcuno che gestisse questo luogo senza disgregarlo. Lì c’è stato l’incontro con uno degli attuali soci che semplicemente ha chiesto a degli amici di salvare insieme a lui questo luogo e di farlo rivivere, perché si tratta di un piccolo tesoro di cultura materiale, di storia della scrittura e dell’editoria.

Nel 2014 il recupero della bottega, un progetto che parlasse di scrittura, stampa, storia dell’editoria. La ristrutturazione è durata un anno e si è trattato di un vero e proprio atto conservativo: è stato campionato il colore dei cassetti e ridipinto tutto.
Nel 2017 è stato poi rilevato uno spazio vicino alla bottega, che è diventato un atelier di tipografia dove si tengono workshop di letterpress.
Nel 2018, esattamente un anno fa, questo spazio che ospita la mostra è stato totalmente ristrutturato e adibito a luogo per le esposizioni.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

«Questa è la prima mostra personale di Atelier Bingo. È la prima mostra che facciamo con artisti internazionali e ci piace pensare di farla con loro che sono nati dall’idea della grafica, del design, e che lavorano in maniera così spontanea. L’idea di Atelier è proprio quella di dare spazio alla creazione contemporanea», spiega Miriam Mosetti un attimo prima dell’arrivo di Adèle Favreau e Maxime Prou, i due fondatori di Atelier Bingo.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Giovanissimi e sorridenti non vedono l’ora di guidarmi attraverso le sale della mostra per descrivermi i loro lavori.
Sfioriamo appena quelli più recenti, realizzati per il libro Il Grandioso spettacolo del cielo, edito da Terre di Mezzo, con testi di Aurélia Coulaty.
Ma abbiamo tempo, ci torneremo dopo. 

Passiamo alla sala espositiva più grande, quella che comprende la totalità delle opere selezionate.
«Qui» — mi spiega Adèle — «ci sono lavori molto recenti, datati fra il 2017 e il 2018. Sono tutti lavori che facciamo insieme ed abbiamo un metodo di lavoro molto particolare: lavoriamo in due sullo stesso disegno, uno dei due lo inizia, poi se ne va e l’altro continua. Questo avviene più volte, alternandoci sullo stesso pezzo». 

Ormai mi è chiaro che quella che doveva essere un’intervista si è trasformata in una gioiosa visita guidata.
Adèle continua: «Condividiamo l’atelier da più di sei anni. Abbiamo deciso insieme di creare Atelier Bingo, e di trasferirci da Parigi alla campagna, vicino Nantes, per avere più tempo per la nostra ricerca artistica. A Parigi sarebbe stato impossibile perché Maxime lavorava in un’agenzia di comunicazione come grafico, proprio come me. E questo voleva dire né tempo né spazio per fare un lavoro comune. Quindi abbiamo preso la decisione di lasciare la capitale e di creare un atelier. È stata una scelta di vita, non solo un’affinità elettiva artistica».

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Il desiderio di entrare nel merito del loro “metodo Bingo” è una necessità. Quindi glielo chiedo, e incomincio con l’intervista vera e propria.


C’è un “metodo Bingo”?

Adèle: All’inizio non disegnavamo nella stessa maniera quindi abbiamo dovuto cercare un metodo di lavoro per riuscire a lavorare insieme.
Facciamo in modo di preparare moltissimi materiali e poi li scegliamo. È un metodo che parte dal collage, una tecnica molto semplice e che ci consente di attuare un processo creativo graduale. A questa fase segue la serigrafia che obbliga ad una scelta per volta, un colore per volta. È un processo che si può avvicinare alla vita, perché abbiamo iniziato con un modo semplice proprio per entrare in contatto e ogni tanto il modo si fa più complesso, come la vita in certi momenti, in altri invece rimane più leggero. Anche i soggetti che noi adoperiamo sono accolti dal nostro quotidiano, dalla nostra vita — ci sono soggetti più recenti costituiti dall’incontro con alcune persone — e vengono messi in condizione di dialogare con le immagini. Il nostro lavoro quotidiano si può definire come una continua associazione fra colori e forme. Il lavoro di stamperia è estremamente legato al lavoro della ricerca. Quindi noi partiamo come base dal collage e questo ci porta ad una ricerca e al risultato che ci conduce alla serigrafia, avendo già un riferimento iconografico. 

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Maxime: Abbiamo la possibilità di sperimentare diverse tecniche grazie alle residenze artistiche, come questa in Borgogna nel 2017. In questo caso il risultato del nostro lavoro sono state delle acqueforti [tre, esposte sulla parete che stiamo osservando, ndr].
Ci eravamo proposti, durante questa residenza, di scoprire qualcosa di nuovo, ovvero il segreto dello stampatore. Eravamo arrivati alla domenica e c’era tutto questo turbinio di informazioni. Ci trovavamo in una stamperia in cui avevano stampato Miró e Alechinsky e molti altri grandi artisti. Noi ci eravamo messi in testa che non ce ne saremmo andati fino a che non avessimo scoperto come faceva Miró a stampare un tratto di nero così spesso da sembrare pastello. Poi ci siamo riusciti, ma terremo il segreto per noi.
Mentre in quella parte scavata che si può osservare in ogni opera c’è invece la tecnica di Alechinsky che lavorava col pennello. L’idea di fondo del progetto era quella di creare un’immagine che unisse questi segreti con il nostro quotidiano.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)
(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

[Ci giriamo verso la parete opposta della sala. Ci sono disegni originali. Sono fatti a pastello. Ogni didascalia conferisce un’atmosfera e un contesto preciso in cui inserire l’immagine ed è come cristallizzare un frammento di tempo.]

Come una libreria fatta di immagini e parole.
Un lavoro più gestuale, che è più recente. Ne sono stati esposti solo una trentina. Sono di piccolo formato e costituiscono un altro pezzo della nostra ricerca artistica. Ognuno è accompagnato da un titolo.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

[Poi ci sono sculture visuali che sono fatte a stencil, lavorate con un seghetto.]

Agiscono come con i collage.

L’approccio alla scultura ha come riferimento la scultura totemica, perché si riferisce a qualcos’altro. A noi interessa l’aspetto iconico, vudù e magico.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

[L’ultima stanza che visitiamo è quella legata a Il grandioso spettacolo del cielo, pubblicato in Francia da Éditions Amaterra, che l’ha anche commissionato. Sono stati fortunati perché sono molto liberi, quando ricevono commesse di questo tipo. Hanno approvato questo tema e ogni elemento a cui fa riferimento il testo di Aurélia Coulaty.
Il libro è stato tradotto da Terre di Mezzo e portato in Italia.
Mi indicano un tavolo con un piano in vetro: qui ci sono tutti i bozzetti che sono stati tradotti in serigrafie.]
 

Il lavoro comincia sempre dal collage. Poi abbiamo lavorato anche in digitale, partendo da elementi analogici. La ricerca artistica passa attraverso il graphic design per mezzo del computer. E stimolati dalla mostra siamo ritornati alle tavole del libro per poi crearne delle altre.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)
(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)
(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

[Mi guardo intorno ed è come se aleggiassero attorno a me le pagine del libro.]
Avete in serbo altre pubblicazioni per l’infanzia?

È il nostro primo libro e quindi, avendo visto questo passaggio dalla ricerca alla produzione di un oggetto, possiamo dire che questo modo di operare potrebbe esprimere anche lo stile che appronteremmo per un altra pubblicazione. Sarebbe un’evoluzione del nostro linguaggio, un po’ più “brut”, un po’ più diretta, un po’ più spontanea. Vedremo se il prossimo testo ci permetterà di esprimerci in questa direzione.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Che rapporto avete avuto fino ad ora con l’illustrazione per l’infanzia? E quanta della vostra infanzia c’è nella vostra illustrazione?

Non riusciamo a pensare di inserire degli elementi della nostra infanzia, quanto piuttosto dell’illustrazione degli anni ’50, quella dell’epoca dei nostri genitori, che per noi è un mondo pieno di ispirazioni.

[Maxime fa il nome di Paul Rand e rivela che Adèle ha una collezione di libri per l’infanzia.] 

In Francia comunque il mondo dell’illustrazione è un mondo importante, un mondo che ha molta ricchezza e riferimenti, e anche i nostri amici sono illustratori, ma noi tendiamo a preferire richiami più storicizzati. In Francia ci sono per esempio le Éditions du Livre che fanno libri molto grafici, molto essenziali.
Il nostro riferimento italiano è Bruno Munari e anche il titolo della mostra vuole essere un omaggio. In quegli anni c’era una grande sperimentazione attorno al libro e quindi se parliamo di libri per l’infanzia il nostro riferimento va verso figure autorevoli.

Prendere un oggetto quadrato e farlo diventare un libro, che è ad esempio quello che fanno le Éditions du Livre.
Prendere una farfalla e fare un libro solo sulla farfalla.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Quanto è importante il segno grafico nell’espressione di Atelier Bingo e quando è importante il colore e quali altri elementi sono determinanti per raggiungere l’armonia? 

È una domanda difficile e ci piacerebbe rispondere.
Abbiamo un rapporto di fasi. Per esempio il colore si abbina a determinate stagioni. A volte è la carta che ci guida. Recuperiamo carta da ogni parte e di ogni tipo, e sarà la carta con i suoi aspetti grafici a guidarci nelle nostre scelte.
Il nostro rapporto col colore è molto più libero, nel senso che a volte abbiamo avuto dei clienti che ci hanno chiesto dei colori “Atelier Bingo” e noi abbiamo risposto che questi colori non esistono e che noi usiamo tutti i colori. Quindi non abbiamo un rapporto inquadrato con certe tinte. Anche sulle tecniche delle texture dipende moltissimo dagli strumenti che troviamo e dagli strumenti che poi iniziamo a utilizzare. Viaggiando, magari ci capita di scoprire un determinato strumento e questo diventa nella nostra ricerca qualcosa che a mano a mano usiamo. Questo pastello [Maxime mi fa un esempio, nrd] lo abbiamo scoperto a un festival di serigrafia (degli amici ce lo hanno fatto vedere) e abbiamo continuato a usarlo per i nostri lavori.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Cosa significa giocare per l’Aterlier Bingo? 

Lavorare.

Giochiamo a ping pong. Atelier Bingo nasce passandosi la palla. È un gioco ma è anche un mestiere. C’è anche una parte di difficoltà nel creare le immagini e quando c’è questa resistenza ci impuntano e tante volte iniziamo semplicemente da capo. Strappiamo e ricominciamo. L’immagine deve essere istintiva e se non funziona va lasciata da parte. Il nostro metodo creativo deve essere istintivo e quindi deve funzionare o si riparte.

Chi attira la vostra attenzione oggi?

Abbiamo tantissimi riferimenti. Non abbiamo dei nomi in particolare. Possono essere le copertine di un disco, anche quelle di un tempo, o altri elementi della vita quotidiana. Anche la forma di un oggetto. Adesso anche Instagram è una miniera continua di stimoli, dagli Stati Uniti al Giappone. 

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)

Come disegnavate il cielo quando eravate bambini? Una strisciolina in alto come tutti o avevate già un vostro modo particolare?

[Ridendo, ndr]
Come gli altri bambini. Niente di straordinario.


Li lascio mentre ritagliano i loro collage. Hanno deciso di personalizzare il loro firmacopie e non potrebbe essere altrimenti con Atelier Bingo.

La mostra Attraverso la nebbia, il sole, inaugurata il 13 novembre e organizzata da Bonvini 1909 in collaborazione con Terre di Mezzo Editore, sarà in esposizione fino al 23 dicembre presso l’Atelier 1909, in via Tagliamento 1 a Milano.

(copyright Bonvini 1909 | Rocco Soldini)
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