È proprio in questa pausa estiva fatta di letture e bagni e scottature, che un libraio attento mi ha fatto conoscere un’autrice argentina della quale non avevo mai sentito parlare. Ovviamente ed esclusivamente — come spesso accade — per mia mancanza, giacché con le sue opere, la nostra, riuscì ad incantare autori come Borges e le furono tributati fra i più importanti premi nazionali.
L’autrice di cui sto parlando è Silvina Ocampo. Il libro che mi ha aperto le porte del suo mondo è La promessa, edito da La nuova frontiera, ultimo romanzo della scrittrice in cui finzione e autobiografia si intrecciano in una fluida e incorporea rievocazione onirica. Di più, in esso emergono gli elementi che hanno da sempre caratterizzato la sua poetica e il suo macrocosmo letterario: il gusto per il surreale, per il metamorfismo, per l’onirico (come abbiamo detto), per il grottesco, per l’ironia, anche crudele.
E una volta aperte le porte della sua realtà è difficile tornare indietro.

Con l’intenzione di approfondire la sua conoscenza mi sono imbattuta in ISIS, albo edito da Orecchio Acerbo, tratto da un suo racconto e illustrato da uno dei più interessanti fumettisti spagnoli contemporanei, Pablo Auladell.
La storia è talmente sottile da sembrare pizzicata sulle corde nervose di un violino. Netta la sensazione di percepire una colonna sonora ritmata e punteggiata di silenzi e di sguardi, curiosi, beffardi, severi, duri, mal disposti alla benevolenza.
Elisa: Imperturbabile. Silenziosa. Immobile. Schiva. Isis (da qui il nome della sua protagonista). E ancora prima che Isis è per tutti “L’idiota”, per quel modo vacuo che ha di guardare dalla finestra. Come se non vedesse nessuno, come se in quello sguardo nessuno fosse in grado di cogliere un bagliore di vita, di consapevolezza di essere al mondo persino.

Ma.
La Ocampo, che difetta in ovvietà, ci apre ad una dimensione altra. Qualcosa di sotterraneo che non possiamo vedere — ancora — eppure si muove e scalcia ed ha premura. Dove? All’interno di ISIS. Comprenderemo presto che lo sguardo della bambina è totalmente proiettato dentro se stessa e verso qualcosa che sta per accadere.
Misteriosamente potente, grottesco ma nonostante questo ironico ed estremamente vitale pur nell’apparente immobilità di Elisa, questo albo ci permette davvero di comprendere quanto la narrazione per l’infanzia possa navigare lontano dalla leziosità e dalle convenzioni per proporre ai suoi fruitori un frammento di grande letteratura.


