Oyster: un diario fotografico per riempire un’assenza.

Alcuni scavano così profondamente dentro di sé, che arrivano al vuoto. È ciò di cui parlano i mistici — dai buddhisti a Meister Eckhart: rimuovere l’io per trovare Dio, o Allah, o l’Ātman, che erano lì fin dal principio.
Per altri, invece, ogni urlo interiore produce solo una eco. Il vuoto, dentro, è un pozzo senza fondo di rabbia e paura, di confusione e disagio, e di quella gioia cieca e vibrante, insensata e affilata da far male. Chi prova a scendere nell’abisso, senza mappa alcuna e col piccone da speleologo, sa che la risalita sarà ardua. La missione: cercare qualcosa da riportare in superficie, e con quello provare a riempire, pian piano, il vuoto.
Talvolta, quando si riemerge e si guarda cosa si è riusciti a prendere, si scopre una perla.

La perla, in questo caso è un libro, che si chiama appunto Oyster ed è nato da uno di quei viaggi negli abissi.
L’autore è un fotografo, Marco Marzocchi. Ferrarese, classe 1974, Marzocchi ha conosciuto poco i suoi genitori, che hanno divorziato quando aveva sei anni e sono morti quand’erano ancora giovani.

Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)

1981 divorzio
1982 bullizzato
1982 rubare, fare a botte, ragazzo di strada, paura
1987 iperattivo, sonnambulo, pipì a letto, solitudine, rabbia, ansia
1987 mio padre è stato arrestato, la vergogna ricade sulla mia famiglia
1991 la ricordo ancora cantarmi Desperado e ridere di gioia
mio padre è morto nell’estate del 1998
l’ultima volta che l’ho visto era privo di conoscenza e respirava attraverso un tubo in gola
io avevo il gesso attorno alla caviglia destra e mi ricordo ogni singolo passo che ho fatto per vederlo morire
ho baciato la sua fronte
era un uomo forte
un leone

Oyster è fatto di frammenti. Immagini del passato e foto del presente. Didascalie. Frasi cancellate. Appunti.
Morte, droga, prigione.
Amore, ricordi, dubbi.

Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)

Le ostriche producono le perle per isolare i corpi estranei, ricoprendoli di strati su strati di madreperla. È un meccanismo di difesa, e un processo che impiega molto tempo per compiersi.
Come questo progetto, frutto di ben 10 anni di lavoro. Nel tentativo di ricostruire le vite dei suoi genitori, il rapporto che c’era tra loro, il rapporto con lui, Marzocchi cerca un colpevole e trova la sua perla: il perdono, la capacità di andare avanti.

Vincitore, nel 2017, del prestigioso Gomma Grant, Oyster ha partecipato ad alcuni tra i più importanti festival di fotografia europei ed ora è diventato un libro, grazie alla collaborazione con Void, che è una casa editrice indipendente e uno spazio espositivo alternativo nel cuore di Atene, in Grecia, nato nel 2016 dall’idea di Myrto Steirou.

Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)

Prodotto in sole 480 copie (più 20 di un’edizione speciale di prossima uscita), il libro è stato realizzato in un formato particolare, il leporello, che si apre completamente fino a diventare un unico foglio di ben 12 metri di lunghezza — quasi a dare l’idea del cammino compiuto dall’artista..

Le copertine di ogni volume sono pezzi unici, tutte differenti, e rappresentano l’uroboro, il serpente che si morde la coda — evoluzione, morte e rinascita — simbolo molto caro a Marzocchi, che l’ha scelto anche come logo.
Ogni cover completa quella del volume successivo, in un ciclo continuo e infinito.

Oyster si acquista online.

Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
Marco Marzocchi, “Oyster”, Void, 2019 (courtesy: Void)
co-fondatore e direttore
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