Invocata, sospirata, anelata, celebrata, cantata, rappresentata, studiata, raggiunta – persino — in una lotta contro il tempo. La luna ha profuso una misteriosa fascinazione da sempre. E questa fascinazione non ha potuto che esprimersi anche nei libri per l’infanzia. L’uomo della luna di Tomi Ungerer, Luna di latte di Michael Grejniec, Papà mi prendi la luna per favore? di Eric Carle, Il bambino e la luna di Jimmy Liao o La luna al guinzaglio di Gianni Rodari contenuta in Filastrocche in cielo e in terra (che tratta proprio del tenero rapporto fra la luna e una bambina). Per non parlare di tutta la letteratura divulgativa.
Quanto possono avere da dirsi la luna e una bambina? Tanto, tantissimo.
Soprattutto se a casa non c’è altro modo che l’immaginazione per esprimere veramente se stessi.
Lo scopriamo leggendo Sonata per la signora Luna, edito da Babalibri, scritto da Philip C. Stead e illustrato da Erin E. Stead, coppia collaudata e celebre all’interno del panorama della letteratura per l’infanzia, con libri come Il raffreddore di Amos Perbacco, Orso ha una storia da raccontare, Se vuoi vedere una balena, E poi…è primavera (tutti Babalibri)…
Ci sono genitori che non si rendono conto delle piccole e grandi pressioni che esercitano, senza saperlo, sui propri figli.
Harriet Henry è brava col violoncello, ma non ci pensa minimamente ad esibirsi di fronte ad un pubblico in smoking e vestito da sera.
«Sembrerebbero tutti dei pinguini», ribadisce ai genitori che cercano di spronarla, all’ora di cena.
La bimba si rifugia in camera sua, immaginandola come una stanza raccolta attorno ad una camino: una piccola poltrona, un tavolo, una teiera e una tazza per il te.
Non è una cameretta. È un salotto. La tipica stanza nella quale i “grandi” discutono, prendono le loro decisioni. Hank — perché in realtà lei ama essere chiamata così — pur dentro di sé, sta guadagnando a fatica i propri spazi. Spazi per cercare di capire se stessa, maturare le proprie decisioni, anche quelle che fanno un po’ di paura. Come affrontare il giudizio degli altri, il loro parere, i loro sguardi.
Hank vorrebbe suonare, in pace, da sola, ma un gufo appollaiato fuori dalla finestra disturba la sua concentrazione. Nulla può una tazzina tirata in direzione della notte scura col fine di allontanarlo.
Di lì a poco una scoperta: quella stessa tazzina ha combinato un grande disastro. La luna è stata colpita, è caduta dal cielo e si è incastrata sul comignolo della sua casa. Tocca riportarla al suo posto.
Da qui assistiamo allo stringersi di un’amicizia luminosa, in un viaggio che è anche percorso interiore e di crescita, nello stabilire una relazione fatta di piccoli gesti di soccorso e di cura. Uscire da se stessi per donarsi all’altro è un modo per riconoscersi delle potenzialità. E la Hank che lasciamo a fine libro è una bimba un po’ più sicura di quello che realmente è in grado di fare.
Una narrazione che visivamente sembra illuminata dal di dentro, quasi chiarificata dalla luce della sua co-protagonista.
Una storia così coinvolgente che alla fine viene da chiedersi che melodia avrà scelto Hank, da dedicare alla sua nuova compagna. Forse Gymnopédie n. 3 per violoncello di Satie?