Save the date | La butterò sul surreale: maioliche di Fiorenza Pancino

(foto: Chiara Casanova)

Una mostra di maioliche a Faenza? Che piova sul bagnato?
Un po’ come dire “un musical a Broadway” o “una sfilata di moda a Parigi”. O anche “un piatto di tortellini a Bologna” volendo. Però attenzione, non è bene farsi sviare dalle troppo facili corrispondenze. Mai. Ascolta le tue voci interiori.
E, soprattutto in questo caso, accetta le caramelle che ti verranno offerte perché, come si leggerà sul finale, hanno grande importanza.

Quindi, tornando alla maiolica, anche se in area faentina pare che la famigliarità con la ceramica appartenga al patrimonio genetico e che dunque qui non ci sia nulla di nuovo sotto al sole, non mancano le variabili interessanti.
Prima di tutto l’artista, Fiorenza Pancino, è faentina di adozione ma veneta di nascita, quindi la genetica non vale. Inoltre ha passato molto del suo tempo recente tra residenze e mostre in Cina, Corea e Giappone e prossimamente si troverà presso Macro Asilo (all’interno del programma curato da Giorgio de Finis).

(foto: Chiara Casanova)

Poi spostandoci su un campo quasi pavloviano, come si può resistere ad un titolo così nonchalant? La butterò sul surreale: sembra inventato apposta perché spontaneamente sorga la domanda: come mai? Cosa è successo prima che tu la buttassi? E cosa è successo dopo? Diabolico.

Stesso discorso per alcuni nomi di opere, come ad esempio Giotto mi parla e io ascolto.
Quello che si sono detti Fiorenza Pancino e Giotto rimarrà un grande mistero, ma forse qualche sussurro potrebbe arrivare anche a noi solo che si vada a vedere da vicino il fantasmagorico arcobaleno ceramico nato dallo scambio.
E arcobaleno è proprio la parola voluta. Qui forma e colore viaggiano insieme mano nella mano. Ognuna delle opere in mostra nasce da un’immersione nella storia e nel significato delle nove sfumature che Fiorenza e la curatrice Irene Biolchini hanno scelto. Nero, bianco, rosso, giallo, rosa, azzurro, grigio, verde e arcobaleno. Uno studio matto e disperatissimo da cui, ci racconta Fiorenza, è derivato un flusso gioioso di creazione. Ed è qui che entra in gioco Breton con il suo surrealismo “dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”.

(foto: Chiara Casanova)

E infine ecco le caramelle. Se Fiorenza Pancino ci ha messo il suo di inconscio, nella creazione e nella lavorazione, presto toccherà ai visitatori prestare il loro. Durante la mostra infatti sono stati previsti percorsi, dedicati in prima battuta ai bambini (“perché loro ti aprono le porte di luoghi inimmaginati”) ma anche agli adulti (in particolare durante l’opening del 29 marzo e per il finissage del 14 aprile), nel corso dei quali Fiorenza chiederà di donarle almeno una parola che nasca da un’impressione sul suo lavoro. Il tutto in cambio di caramelle rigorosamente in tinta. Se non è gioiosamente surreale questo.

“L’inconscio viene colpito da quello che gli somiglia” dice Fiorenza Pancino (sarà per questo motivo che io sono colpita soprattutto dalla felice rotondità dei vasi?) ed è aspettandoci al varco su questa misteriosa via di ritorno che si compirà il giro della sua esposizione.

[cbtabs][cbtab title=”INFO”]Fiorenza Pancino — La butterò sul surreale

QUANDO: 30 marzo – 14 aprile 2019
OPENING: 29 marzo | 19,30
FINISSAGE: 14 aprile | 18,00
DOVE: Galleria Comunale d’Arte Faenza | voltone della Molinella 2, Faenza
INFO: facebook[/cbtab][cbtab title=”MAPPA”]

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(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
(foto: Chiara Casanova)
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