(copyright e courtesy: Piero Percoco)

The rainbow is understimated: intervista a Piero Percoco

Era il 2015 quando ho cominciato a seguire Piero Percoco e il suo viaggio, la sua vita, attraverso il suo feed di Instagram: The rainbow is underestimated.
Da allora non mi sono persa uno scatto, cercando sempre di cogliere quello che aveva da raccontare tramite le sue fotografie: la vita di provincia è così interessante con i suoi occhi, nelle sue stories di Instagram c’è il vicino di casa che fa cose assurde al balcone, spesso si addormenta al sole, oppure sale su una scala per sistemare fili improbabili, altre volte invece, seguire anziani con le mani strette dietro la schiena è l’unica scena che hai davanti e superarli sembra anche impossibile, poi ci sono i paesaggi urbani, scorci di palazzi, condomini, banchetti di fruttivendoli abusivi in piena estate.

Questa è la provincia pugliese più sconosciuta, amara che impari ad amare, lontanissima dalle spiagge quotate o i luoghi affollati dove la tipicità è davvero ben nascosta agli occhi dei turisti qualsiasi.

Piero Percoco, “The rainbow is underestimated”, Skinnerboox, febbraio 2019
(fonte: skinnerboox.com)

Tutto quello che Piero racconta in immagini lo puoi trovare se guardi con occhi nuovi, come quando devi trovare le chiavi su di un tavolo pieno di oggetti e hai poco tempo, allora devi davvero concentrarti, così con le sue fotografie devi cercare tra l’immaginario patinato quello che fino a ora hai dato per scontato, così ordinario da essere davvero straordinario.

Ho chiesto a Piero di rispondere a qualche domanda e introdurre il suo nuovo libro, il secondo uscito per Skinnerboox, dal titolo The rainbow is underestimated.

* * *

Ciao Piero, alla luce di ciò che hai visto, fotografato, delle esperienze che hai fatto in ambito fotografico e personale, che significa per te oggi la frase “The rainbow is underestimated”?

Ciao Giuliana, in quello che faccio si nasconde buona parte della mia infanzia e della mia vita attuale.
L’inconscio e le problematiche sono il pane quotidiano il frutto e i rimasugli di tutto il mio vissuto.
“The rainbow is underestimated” è qualcosa che, se analizzato, può spiegare tante cose, come anche il vuoto. Di sicuro, da quando ho cominciato a ora, quella frase si è trasformata a livello emotivo. L’arcobaleno è sottovalutato, è vero che è sottovalutato, non ci si sorprende di più di un’aurora boreale, per me l’arcobaleno lo è molto di più, è troppo mistico, ci sono tutti i colori, e molte volte dietro di esso c’è un cielo nero. L’arcobaleno va oltre ogni cosa, oltre la fotografia. È parte, secondo me, del significato della vita. Tutti a rincorrere l’aurora boreale in Norvegia, io resto e aspetto l’arcobaleno.

(copyright e courtesy: Piero Percoco)

Quali sono le consapevolezze che ti porti oggi in ambito professionale? Cosa è cambiato nella tua vita dall’inizio del tuo percorso fotografico a oggi?

Le cose sono cambiate molto, anche questo 2019 è cambiato moltissimo rispetto al 2018, quindi immagina in 8 anni… C’è sempre da imparare in ambito professionale, credo fortemente nel cambiamento, e che ognuno di noi possa fare la differenza nel cambiare le cose.

(copyright e courtesy: Piero Percoco)

Ho letto un tuo post qualche giorno fa in cui dicevi, a proposito del libro in pre-order sul sito di Skinnerboox, che finalmente sei stato “capito”, “feel understood”. Quanto è importante questa sensazione per essere fotografi e in generale essere artisti “emergenti”?

Guarda caso il mio editore, Milo Montelli, è uno psicologo. È stato un colpo quando ho visto le foto che ci saranno dentro al mio ultimo libro.
La mia frustrazione comincia dal non poter partecipare a contest, concorsi fotografici o residenze perché, non avendo un vero e proprio progetto tra le mani, come spiego quello che faccio?
Bene, grazie al fotolibro, sono andato oltre, ho visto il mio lavoro in modo diverso e compatto, praticamente un progetto della mia vita, tutto quello che mi circonda. Poi Milo è stato appunto in grado di interpretarmi e creare qualcosa.
Come il libro precedente, Prism Interiors è un lavoro, un gruppo di foto (studiato da Jason Fulford), così The rainbow is underestimated è un capitolo della mia vita. Per cui per me è molto importante, in primis, continuare a scavare e prendere consapevolezza.

(copyright e courtesy: Piero Percoco)

Quando ci siamo sentiti per dirti che volevo intervistarti mi hai chiesto di non farti le solite domande. Ecco, magari potrebbe sfuggirmi, perciò c’è qualcosa che nessuno ti ha chiesto e che vorresti raccontare?

La mia situazione di disagio di toccare il fondo di continuo. Un sacco di gente mi dice che devo tirarmela, ma io non so il significato di questa parola, persino il sindaco me lo ha detto. Imparerò sicuramente. Ma questa non è una domanda, piuttosto ciò che mi passa per la mente in questo preciso momento.

(copyright e courtesy: Piero Percoco)

Con il tuo occhio e la tua sensibilità, c’è ancora qualcosa che vorresti fotografare ma non hai ancora avuto occasione di farlo? Se sì, cosa? C’è un progetto che ti piacerebbe realizzare, anche non fotografico?

Andarmene di qui. Ne ho piene le tasche del mio paesello fatto di uccellini, ulivi e bellissimi trogloditi. Se adesso qualcuno mi spedisse lontano di qui, ovunque, ma molto lontano, sono sicuro che farei qualcosa di interessante. Senza una progettualità, non ho mai lavorato su progetti preimpostati, MAI. A meno che qualcuno non me lo commissioni.
Ho sempre fatto foto per il gusto e la semplicità dell’immediatezza, per l’impulsività che mi caratterizza. Successivamente magari ho messo insieme dei punti e creato qualcosa, un “progetto”. E comunque mi piacciono molto i collage…

(copyright e courtesy: Piero Percoco)

Il tuo sogno migliore.

Ero in una parte sperduta dell’India, una casa su un piccolo colle, circondata da fitta foresta. Non si vedeva altro, solo foresta, era al tramonto, quasi crepuscolo, a un certo punto vedo in lontananza una tigre, camminava tra la fitta vegetazione di tante tonalità di colore verde scuro. Vedevo una vera tigre nel suo habitat naturale. Questo mi emozionava, mi cambiava, mi sentivo più forte. Quella tigre è un po’ il cambiamento che sta avvenendo dentro di me.

(copyright e courtesy: Piero Percoco)

La foto che più di tutte ti rappresenta oggi?

Beh, a questo punto la tigre, una delle foto che ho fatto recentemente. Sotto un ponte sulla statale, dove sfrecciano macchine e tir, un punto dove non ci sono pedoni che passano, diciamo un punto abbastanza pericoloso, era li che aspettava me chissà da quanti anni.

* * *

Piero Percoco è uno dei fotografi più interessanti nel panorama italiano, e qui potete pre-ordinare il suo nuovo libro che racchiude il suo immaginario fotografico di cinque anni, cercando di costruire «una sequenza che rispecchiasse l’atteggiamento dell’autore, non abbinando le immagini in doppia pagina, ma mettendo in sequenza un flusso di connessioni, rimandi visivi e semantici».

(copyright Piero Percoco, fonte: skinnerboox.com)
(copyright Piero Percoco, fonte: skinnerboox.com)
(copyright Piero Percoco, fonte: skinnerboox.com)
(copyright e courtesy: Piero Percoco)
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