Le aziende produttrici di puzzle, per risparmiare, usano più volte le stesse fustelle, applicandole a diverse immagini. Il risultato è che le tessere di un puzzle da 5000 pezzi col ritratto di un gatto può avere le stesse identiche tessere di uno che rappresenta un paesaggio o un dipinto famoso.
Sfruttando a suo vantaggio questo meccanismo, un artista americano, Tim Klein, va a cercare le più assurde combinazioni, ibridando due o più puzzle diversi fino a ottenere opere che si possono considerare dei ready made a tutti gli effetti (il concetto non è poi molto diverso dal mettere i chiodi a un ferro da stiro, vedi Duchamp) dato che le creazioni di Klein in realtà sono “già lì”, inconsapevolmente realizzate dal processo industriale: serve soltanto qualcuno che le scopra e le metta in evidenza.
«Trovo un grande piacere nello scoprire tali bizzarre immagini che stanno lì latenti, a volte per decenni, tra i pezzi di puzzle ordinari prodotti in massa», spiega l’artista, che dice pure di sentirsi come un archeologo che dissotterra un artefatto nascosto.
Klein non è il primo a usare questa tecnica e considera come “suo maestro” un altro artista dei puzzle: Mel Adringa.
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