Viene da poco pubblicato — e per la prima volta in Italia — da Camelozampa un libro di Quentin Blake del 1996 (premiato lo stesso anno dalla Bologna Children Book Fair).
Blake, del quale abbiamo da poco parlato qui, non ha di certo bisogno di presentazioni. Il suo sodalizio storico con Roald Dahl è noto anche a chi non sia un profondo conoscitore di letteratura per l’infanzia: basti citare Matilde, La fabbrica di cioccolato, Le streghe, Il GGG e potremmo proseguire.
La particolarità di Clown, opera autoriale di Blake, è che si tratta di un silent book. Un libro senza parole. Uno di quei libri per il quale, come ho già detto in passato, il lettore è chiamato a fare uno sforzo in più per colmare con la sua immaginazione quello che costituisce il “sottotraccia” potente delle illustrazioni. Un senso profondo che, di fatto, sono i bambini a cogliere molto più semplicemente e a tradurre in un codice segreto primordiale che è quello della fantasia.
A tal proposito, chi è che da piccolo non ha avuto un pupazzo amico, da investire di emozioni, sentimenti, responsabilità e molto amore? Direi nessuno, credo.
In questa storia, il protagonista è proprio un pupazzo. Ma non un pupazzo qualsiasi, bensì un piccolo pagliaccio dotato di vita propria. Che un giorno viene gettato nella spazzatura, insieme ad altri vecchi giocattoli e conosce per la prima volta la condizione dell’abbandono e della solitudine. Ci si immaginano, alle sue spalle, anni e anni di onorato servizio, e ora? Niente più che un bidone e una Londra che non si conosce. E una realtà in cui adulti distratti sembrano preoccuparsi ben poco dei loro figli (in un primo momento “clown” è scambiato addirittura per un bambino mascherato e posto accanto ad altri bambini per essere immortalato in una foto ricordo).
Per mano di una di essi, tata al seguito, giunge in una casa sfarzosa, ma finisce poco dopo giù dalla finestra, gettato via ancora una volta. Un cane molesto, un bruto che lo raccoglie e lo lancia ancora più lontano. Finché “clown” approda in una casetta malmessa. Qui la miseria e l’abbandono sono palpabili, e probabilmente quella sottile malinconia che provano tutti i clown a fine esibizione. I due bambini che vi abitano sono lasciati a loro stessi. La più grande bada al più piccolo, come una seconda mamma, ma quello che hanno intorno è desolazione e povertà.
Cos’è la prima cosa che un clown può inventarsi per far ridere due bambini tristi? Esibirsi in salti, cadute e piroette. Le immagini di questo albo si sparigliano sulla pagina come carte da gioco. Ma c’è ben altro da fare, prima che la mamma torni dal lavoro e prima di andare a recuperare gli altri giocattoli che sono stati gettati via insieme a “clown”. Occorre rassettare casa: lavare i piatti accumulati sul lavello, spazzare per terra, rifare i letti. E già che c’è “clown” cambia anche il pannolino al piccolo. Ora sono finalmente pronti per il loro giro in città.
L’incontro di due creature ai margini si consolida in tenera amicizia e un nastro azzurro raccolto dalla spazzatura diviene uno dei regali più preziosi al mondo.
Clown è un albo che parla di marginalità, di cura, di abbandono, di solidarietà, di ricerca d’affetto, di indifferenza e di desiderio di comunione, anche di ciò che non si ha. Per questo lo consiglio, perché riesce con candida leggerezza a suggerire temi così difficili e a strappare un sorriso di fronte a un piccolo clown, ostinato paladino dell’amore.
C’è una curiosità che accompagna questo albo. Nel 2017 da uno studio di Genova, Arteprima, che si occupa da anni di animazione (ha lavorato anche per Lele Luzzati) è partita l’idea di un cortometraggio, Clown Thrown Away, storia animata di Clown. Hanno preso contatti con Quentin Blake, lui ha ceduto i suoi diritti — esistono solo due opere di animazione ricavate dai disegni di Quentin Blake: la prima è Patrick, prodotta dagli Weston Woods Studios e realizzata nell’Europa dell’Est nel 1968; la seconda è The Story of the Dancing Frog, trasposta nel 1989.
Blake è addirittura venuto a visitare Genova. Non procedo oltre perché vorrei parlarne in un altro articolo dedicato. Nel frattempo abbandoniamoci alla lettura di Clown ed innamoriamocene.