Julie Stephen Chheng, “la Pluie à Midi”, Volumique, febbraio 2018 (fonte: volumique.com)

La pluie à midi: nel nuovo libro di Julie Stephen Chheng albo illustrato e app interagiscono

La notizia che fa drizzare le antenne è che è appena stato pubblicato l’ultimo lavoro di Julie Stephen Chheng, la giovane designer franco-cinese che tanti organizzatori di festival del settore editoriale e tecnologico cercano di strapparsi di mano per quanto è brava!

Le intrepide Éditions Volumiques di Étienne Mineur, che da anni lavorano sull’ibrido, ci hanno visto lungo; il talento di lei unito alle loro abilità restituisce un progetto stuzzicante.
Per progetti ibridi intendo storie, idee, giochi o libri, che, impostati fin dalla nascita sulla combinazione tra carta e digitale, su due linguaggi quindi molto differenti e dai codici narrativi diversi, creano nuove forme espressive e nuovi modi di raccontare.

Julie Stephen Chheng, “la Pluie à Midi”, Volumique, febbraio 2018
(fonte: volumique.com)

Il piccolo Joe, anonimo pesciolino rosso, sogna in grande, vorrebbe essere uno squalo. Non appena trova una pinna nell’oceano, la indossa ed eccolo vestito del suo sogno.
Si apre così La pluie à midi — nella versione albo illustrato, copertina semirigida e testo in francese — su un mare azzurro come un cielo, su un cielo bianco come il latte.

Con la sua pinna posticcia Joe è felice, fiero finalmente di nuotare al fianco di quei grandi, coraggiosi e forti pesci, suoi eroi.
Un giorno però scoppia una tempesta che disperde sia i nuovi compagni sia la recente pinna; quando torna il sereno lui si sente solo e inizia a vagare alla ricerca della pinna.
Gli sembra di vederne una spuntare dietro una nave, rossa come lui, perfetta, solo un po’ squadrata, si illude d’averla trovata ma ben presto si accorge che è soltanto il pezzo di un relitto (le pagine che seguono sono di misura ridotta rispetto al formato del libro, voltandole resta parzialmente visibile la parte illustrata della tavola precedente e poi della successiva, escamotage che ritorna spesso, creando un effetto teatrale e suspence).

Julie Stephen Chheng, “la Pluie à Midi”, Volumique, febbraio 2018
(fonte: volumique.com)

Seguono altri incontri con improbabili candidate pinne seguendo lo schema illusione-delusione-frustrazione.
Joe è sconfitto, è l’unico a non avere una pinna. Infine si imbatte in una creatura gigantesca, nera come la notte, che si era ingoiata la tempesta e gli squali.

La balena dall’occhio languido si scusa, gli confessa d’essere a disagio perché sente d’essere troppo, troppo grande.
Ora tocca al pesciolino il passo decisivo, rassicurarla, dirle che sta bene così com’è.
Viene da pensare che forse avesse solo bisogno di incontrare un essere addolorato quanto lui per sentirsi coraggioso e forte, benché privo di quel piccolo pezzo sulla schiena di cui sentiva la mancanza schiacciante.

Julie Stephen Chheng, “la Pluie à Midi”, Volumique, febbraio 2018
(fonte: volumique.com)

Di questa storia ai bambini piacerà probabilmente lo sviluppo naïf, l’immediatezza del messaggio, la conclusione rassicurante, soprattutto la vivacità degli artifici cartotecnici e la lunga coda di carta in chiusura… una pinna pieghevole?

Alt, però. La pluie à midi versione app (per iPad, iPhone e Android) ci racconta la stessa storia ma in un’altra forma narrativa, con le regole e le specificità del racconto e del gioco digitale interattivo.
Affiancando le due versioni facciamo una vera esplorazione, tramite il pesce Joe, di potenzialità, vantaggi e bellezze relativi all’uno o all’altro supporto. Nell’app c’è il mondo aggiuntivo della collaborazione attiva nell’aiutare Joe nella sua ricerca.

Le due versioni sono autonome e godibili, ma entrano in relazione quando le sagome delle pinne vengono staccate dalla prima pagina del libro (è tutto predisposto secondo le misure del dispositivo, che finezza!) e posizionate sullo schermo, ci si avventura così in tre dimensioni.
L’inquadratura fissa dall’alto rende gli schermi superfici del mare e tavole di gioco.

A me pare proprio che in questa app siano riunite cura, suggestioni e straordinarie competenze (sound design, grafica, animazione, sviluppo di tecnologia, game design, studio dell’interfaccia). Non avevo mai visto sessanta stravaganti pesci colorati attraversare il vetro dell’iPad nuotando, modificarsi al tocco e poi scomparire fra gorgoglii e gocciolii, giochi, un illustrato incantevole e l’effetto delle acque in movimento, e poi c’è la nostra partecipazione indispensabile (siamo noi a dover trascinare in mare il protagonista per stabilirne la direzione, l’input infatti non sarà un touch ma un drag).

Ecco direi che è divertente perdersi in queste acque salate, digitali e cartacee.

Julie Stephen Chheng, “la Pluie à Midi”, Volumique, febbraio 2018
(fonte: volumique.com)
Julie Stephen Chheng, “la Pluie à Midi”, Volumique, febbraio 2018
(fonte: volumique.com)
Julie Stephen Chheng, “la Pluie à Midi”, Volumique, febbraio 2018
(fonte: volumique.com)
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