Kunio Katô e Kenya Hirata, “La maison en petits cubes”, Nobi Nobi, 2012 (fonte: Nobi Nobi)

La maison en petits cubes

Prendi un vecchio, una manciata di ricordi, quattro tavole ad acquerello e il libro è fatto, poesia-passato-presente-nostalgia, frulli, mangi…ma a volte è una sbobba.
A volte è senza dubbio un capolavoro.

Di La maison en petits cubes (Tsumiki no ie) — del giapponese Kenya Hirata, illustrato da Kunio Katô — esiste la versione cinematografica, che ha ottenuto l’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione (dodici minuti di incanto) ed esiste anche la versione cartacea, pubblicata in francese da NobiNobi, che ha ottenuto il Prix Sorcières 2013 per il miglior albo; chi non sia pratico della lingua metta mano al Larousse, vale la pena fare un piccolo sforzo per essere travolti dall’infinita gentilezza narrativa di testo e immagini.

Kunio Katô e Kenya Hirata, “La maison en petits cubes”, Nobi Nobi, 2012
(fonte: Nobi Nobi)

Questa storia si apre su una città inondata (poco importa il motivo, via via sarà facile intuire di cosa sia metafora), su un mondo in cui il livello dell’acqua sale continuamente spingendo buona parte degli abitanti ad andarsene.
Lui no, il vecchio, unico personaggio, pantalone ascellare e pipa in bocca, non se ne vuole andare, continua in caparbia solitudine a vivere nel suo appartamento.
Per far fronte alla crescita dell’acqua lui alza la sua casa, costruendo nuove stanze sul tetto di quelle già esistenti, sempre più piccine, sempre più strette e più in alto.

Ora quindi occupa la sommità della colonna, vive in uno spazio piccolo e modesto e in cima alla pila ha costruito un terrazzo, ci sono le piante, una gallina, una minuscola coltivazione di grano. Fondamenta e case passate restano sommerse, anno dopo anno, cubo su cubo.
Di mattina apre una botola per pescare, gioca a scacchi con un vicino su una barca, legge le lettere dei figli andati via, e di sera va a dormire cullato dalle onde.

Kunio Katô e Kenya Hirata, “La maison en petits cubes”, Nobi Nobi, 2012
(fonte: Nobi Nobi)

Un anno, è inverno, il livello del mare minaccia di nuovo il pavimento (dovete immaginare il vecchio seduto davanti alla stufa con l’acqua alle caviglie che, rivolto a una foto della moglie, borbotta che presto dovrà riprendere i lavori di muratura!)
Ma ecco l’evento che sconquassa la sua bizzarra e ostinata routine: l’anziano inciampa e la sega e il martello precipitano nella botola aperta posandosi tre piani più in basso.
Di mala voglia, con bombola d’ossigeno e maschera, decide di immergersi per recuperarli. Così si spinge giù nelle acque profonde ed qui che inizia a
battere il cuore caldo di questo libro.

Vede la stanza con il letto in cui stava la moglie ammalata, figli e nipoti tutti intorno, vede se stesso tenerle la mano fino all’ultimo istante. Il vecchio scende ancora, ogni piano è un ricordo vivido o sfocato.
Quest’altro era l’anno della festa del paese con i marmocchi allegri, la musica indiavolata e una torta speciale. Continua a scendere, trova la figlia maggiore nel giorno delle nozze, la tavola è imbandita, gli invitati emozionati. Più giù è quel giorno in cui il gatto adottato era scomparso e tutti lo cercavano, tutti lo chiamavano sotto la pioggia. Giù giù, è il giorno della nascita del primo figlio, il corredino fatto a mano, la culla, la felicità
pazza.

Kunio Katô e Kenya Hirata, “La maison en petits cubes”, Nobi Nobi, 2012
(fonte: Nobi Nobi)

Arriva sul fondale dove c’è la sua prima casa, di quando era un ragazzo che teneva già stretta la mano della sua compagna, erano giovani, si amavano e l’acqua non era ancora arrivata.
Il vecchio si siede, gli anni sono filati veloci, lui non ha mai abbandonato quell’abitazione, quella torre di vita.

Nell’ultima tavola è già arrivata la primavera e dalla finestra della sua casa più recente l’anziano guarda un dente di leone cresciuto nel muro incrinato e sorride dolcemente.
Non c’è nessuna morale. Siamo lì anche noi, al suo fianco con i nostri ricordi e la nostra emozione e sentiamo la sua gioia tutta intera, di quell’uomo di cui non ci viene detto nemmeno il nome.

Kunio Katô e Kenya Hirata, “La maison en petits cubes”, Nobi Nobi, 2012
(fonte: Nobi Nobi)
Kunio Katô e Kenya Hirata, “La maison en petits cubes”, Nobi Nobi, 2012
(fonte: Nobi Nobi)

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