Pluvio Umbrella: gli ombrelli illustrati in edizione limitata

Lui non amava gli ombrelli ma ha aperto un marchio che ne produce in piccole tirature, in collaborazione con artisti di ogni tipo, dai street artist ai tatuatori

“Piove governo ladro” o forse no, ma fa lo stesso, piove e io non ne ho voglia, mi piace la pioggia ma detesto gli ombrelli, non sai mai come portarli, dove metterli quando sono bagnati, se li poggi te li scordi o te li rubano, a Bologna poi con i portici apri e chiudi, apri e chiudi e si rompono, e poi sono quasi tutti brutti, brutti come una giornata di pioggia quando tu invece hai voglia di sole e primavera. E dimenticavo, se non si tratta di un Lord inglese, detesto (ma voi leggete: non mi fidanzerei mai con) gli uomini che usano gli ombrelli, il mio uomo deve camminare con me sotto la pioggia!

Due giorni fa a Bologna diluviava, io ero uscita senza ombrello, e rimuginavo quanto sopra tornando a casa sotto la piaggia battente. Dopo aver asciugato la criniera arruffata dalla pioggia, mi sono seduta alla scrivania per sbrigare un bel po’ di lavoro arretrato e proprio allora, guarda caso, mi sono imbattuta in Pluvio Umbrella, gli ombrelli progettati dal designer americano Jonathan Bonder, una bella collezione creata in collaborazione con street artist, illustratori e artisti del tatuaggio, artisti come The London Police, Alex Pardee, Sasha Unisex, Ami Vitale, Chuck Anderson, Illustrated Ink e Ramon Bruin, almeno per iniziare, e prodotti in edizione limitata di 200 copie per ogni modello.

(tutte le foto via pluvioumbrella.com)
(tutte le foto via pluvioumbrella.com)

L’idea è nata nel 2014, quando Jonathan, che doveva fare un regalo di compleanno, si è messo alla ricerca di un ombrello “figo”, con sua grande meraviglia trovò poco nulla. Così decise che era ora di porre riparo. Decise che era ora di dar vita ad un ombrello di altissima qualità, ma che avesse un quid in più.

Appassionato di arte, decise che era proprio l’arte il mezzo per “portare la luce in un giorno di pioggia”.
E dire che lui era uno di quegli uomini, che a me piacciono tanto, che sotto la pioggia si limitano a mettersi in testa il cappuccio della felpa e mai aveva pensato di usare un ombrello, che associava all’essere “triste e monotono e noioso”.

Vi è chiaro, mi sono innamorata di Jonathan Bonder e dei suoi ombrelli!

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