Le opere d’arte temporanee mi mettono da sempre in grande soggezione, colpita della loro bellezza, pensando all’emozione che procurano all’osservatore, ma anche al tempo che è stato necessario per realizzarle, alla perizia, alla manualità, al genio, mi sgomenta la loro fine imminente…
Così è per i mandala, le sculture di ghiaccio, i castelli di sabbia o per le impronte che il cinquantacinquenne inglese Simon Beck lascia — a seconda della stagione — sulle sabbie della Nuova Zelanda o sulle bianche distese di neve delle Alpi.
Passo dopo passo, per ore e ore (in media 6 ore distribuite in due giorni di lavoro), Simon (forte di anni di orienteering agonistico) cammina sulla neve realizzando bellissimi ed intricati disegni come se la neve fosse una tela e i suoi piedi dei pennelli. Fiocchi di neve, forme geometriche, frattali, ma anche figure mitologiche, che stanno lì il tempo di una foto ricordo prima che il vento soffi o la neve ricominci a cadere copiosa…