Ah! i Lego! Che gran bella storia che sono i mattoncini più famosi al mondo! Ci abbiamo giocato tutti, se non ci hai giocato mai devi rimediare, non importa se hai dieci, quindici, quaranta o ottant’anni, con i mattoncini Lego bisogna giocare. Fa bene al cervello, ti fa stare in allenamento e puoi costruire praticamente di tutto, puoi sbizzarrirti come con pochi altri giochi, i mattoncini inoltre si prestano a inventare storie e animare qualsiasi tipo di situazione.
Deve essere quello che ha pensato il fotografo Jeff Friesen, che con questi oggetti di culto ultra pop ha creato una serie ispirata all’artista Banksy. Non sai chi è Banksy? Malissimo, male come non conoscere chi ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1925.
Eh no! Il link a wikipedia per andare a controllare chi ha vinto il Nobel non te lo metto, te lo devi cercare da solo/a!
Ma torniamo a noi e ai nostri mattoncini preferiti, decontestualizzarli per creare le famose opere dell’artista inglese potrà anche sembrare banale, a pensarci bene ormai quasi tutto lo è, la banalità delle opere d’arte di oggi sta spesso nella loro immediata fruizione senza nessun ingaggio mentale dietro.
Forse anche Bricksy, questo il nome dell’opera che lo scorso settembre è stata anche pubblicata in un libro, non ha particolari meriti se non quello di essere stato creato dal fotografo insieme alla figlia, riuscendo così a non snaturare completamente l’idea che anima la storia di Lego.
I Lego infatti sono stati creati per i bambini e mantenere il lato gioioso e ludico del loro utilizzo fa apparire anche un po’ meno markettaro l’atteggiamento del padre nell’uso della propria figlia come spunto dell’idea primordia e della presentazione nel lavoro stesso.


















Ah, per la cronaca, neanche io sapevo niente del Nobel del 1925, ma tant’è.