Agne Gintalaite, “Beauty Remains”, 2015

Le porte colorate dei garage di Vilnius

Esiste una strada a Vilnius, capitale della Lituania, una strada periferica, che si chiama Prusu Street, con più di 500 coloratissime porte di garage. Questa strada era una di quelle che i lituani chiamavano “città garage”. Un fenomeno peculiare del tardo socialismo, da cui la fotografa lituana Agne Gintalaite dice di essere sempre stata attratta, perché queste vaste aree garage, situate nelle periferie delle città, “entrarono” nel tessuto sociale fino, in qualche modo, a condizionarlo.

Agne racconta per esempio che il padre di un suo ex compagno di classe aveva uno di questi garage in cui chiudeva la sua macchina, una sovietica Lada, ma il garage era così lontano da casa da costringerlo a prendere un filobus dopo averla parcheggiata.
Ovvio nessuno chiudeva le macchine in questi garage perché era comodo, ma perché le macchine in quegli anni in Lituania erano considerate più come animali domestici meccanici, che dei mezzi di trasporto. Preziose. E quindi bisognose di cure, tempo, attenzione e accorgimenti straordinari perché restassero funzionanti.

Ma torniamo a Vilnius in Prusu Street, Agne pensava che queste aree garage fossero in qualche modo scomparse per far posto a fabbriche, case o centri commerciali, finché un giorno proprio mentre si recava a fare acquisti dal colosso svedese dei mobili in serie, la sua macchina si rompe in Prusu Street e le 500 porte le “lanciano una sfida”.
«Una reliquia del passato che mi invitava a impegnarmi con un mondo in cui non esisteva alcuna Ikea, nessun consumismo» scrive e poi aggiunge: «accettando la sfida e documentando questi oggetti che sono, molto probabilmente, in procinto di scomparire dalla società lituana, ho voluto comunicare allo spettatore l’ambivalente estetica, ma anche significato umano di queste porte da garage».

L’impatto visivo, i colori e le differenti texture di queste porte non devono essere spiegate all’osservatore ma quello che Agne vuole raccontare è che queste porte sono testimoni della dignità umana dei proprietari di questi garage. Persone certamente anziane e non ricche, che prendendosi cura dei loro garage, dipingendo le porte, si prendono cura di un paesaggio urbano su cui le grandi aziende vorrebbero mettere le mani.

«Ci vorrà del tempo perché le aziende riescano a sbarazzarsi di queste isole dell’individualismo stravagante: essendo troppi, troppo dispersi, e probabilmente troppo disorganizzati, i proprietari di garage sono difficili da trovare. Di conseguenza, la loro proprietà, allo stesso tempo privato e collettivo, non può essere facilmente acquistato», scrive Agne. «Finché durano, questa bellezza misteriosa rimane».

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