ChickenBroccoli x Lago Film Fest 2015: day #1

E quindi si parte! Proprio come tre anni fa rieccomi sul treno che mi porterà a Venezia.
Rieccomi sul treno che mi porterà a Conegliano.
Rieccomi sul treno che mi porterà a Vittorio Veneto.
Rieccomi sul pullman che mi porterà a Lago.
Oh, ma scusate non si era detto volo in jet privato e limousine con champagne e wi-fi dentro?
Vabbè… io però mi sa che se cerco bene in qualche mail di organizzazione si era detto…

E insomma di nuovo in quel borghetto chiamato Lago, dove c’è un lago, che si chiama Lago. Lago di Lago. Poi per favore prendetemi appuntamento con l’addetto di toponomastica che gli devo fare un discorsetto sull’originalità.
A proposito di toponomastica!
Finalmente arrivo a Lago ed ecco quale splendido e ipnotico paesaggio mi accoglie:

il paesaggio che m'accoglie
il paesaggio che m’accoglie

Guardate! Ammiratelo! Che culla della natura, che culto del bello, che culturalmente abbacinate panorama, che paesaggio che è già cult.
E insomma eccomi, rutilante come un giornalista d’assalto, intraprendete come un reporter di guerra, scafato come un pagliaccio ad una festa di bambini, a fare un nuovo reportage per il Lago Film Fest! Si cominci! CARICO COME UNA DINAMO! DAJE!

m'appisocco
m’appisocco

Ebbene sì, ecco quello che ho fatto per almeno le prime tre ore dal mio arrivo in zona. Ho dormito sul pratino. Oh. Ho lavorato tutto l’anno, ho visto film orrendi che se solo ci ripenso, avevo bisogno di un po’ di stacco, diamine.

Vabbè comunque poi mi sono svegliato e sono andato finalmente a dire che ero arrivato, ed è scattato l’applauso, mi devono sicuramente aver scambiato per un assessore che aveva pagato qualcosa, altrimenti non si spiega.
Non venivo da tre anni, ho rivisto facce conosciute, altre sconosciute, altre un po’ di legno, per fortuna non ho visto nessun bambino di tre anni con la faccia di Broccolo, il che mi ha abbastanza tranquillizzato.
Ma ora bando alle ciance, parliamo di quello che davvero ci interessa, il vero motivo per cui siamo venuti qui:

4.florafauna

Ah non era per la flora e per la fauna che siamo venuti qui? Ma come, qui si trovano le maestose Albanelle Minori! Ma ancora più strani sono questi esemplari qui:

Che carini che siete! Vi chiamerò Blu, Giallo e Bianco e sarete i miei cuccioloni legnosi e io sarò il vostro Chris Pratt!

5 park gif

Benvenuti al Lagorassic Park, non hanno badato a spese (tranne per quella cosa del jet…)
Comunque nei cartelli che aiutano a districarsi nel labirinto della fauna mancavano le sirene. Io le ho viste sono anche riuscito a fotografarle.

le Sirene
le Sirene

Per capire meglio la natura che circonda il festival vi ho fatto una foto panoramica pazzesca col mio nuovo iPhone.

7.panoramica

Visto che bello… Oh toh, guarda cosa si vede casualmente nella foto: il Chicken Broccoli Lago Film Fest Magazine! Ma guarda alle volte il caso…
E insomma è stato stampato per veramente, ed è proprio bello! Veramente una roba di accecante bellezza, tanto che merita tutta una serie di foto, perché, proprio come Flavia Sorrentino ha twittato, “un’illustrazione non è finita finché non viene stampata”. E allora ecco tutte le illustrazioni, stampate e finite, del magazine.

Il Chicken Broccoli Lago Film Fest Magazine, realizzato appositamente per il festival
Il Chicken Broccoli Lago Film Fest Magazine, realizzato appositamente per il festival

Fate ancora in tempo a venire a prenderlo. Stasera c’è il megafestone e io mi metterò lì tipo strillone anni 40 a gridare «ILLLUSTRAAAZIONI! RECENSIOOONI! CHICKENBROOOLI!».

Ora.
La netta impressione che si vive dopo due anni di assenza dal festival è che l’LFF (da pronunciare proprio l’lfhfh) è un festival che sta diventando sempre di più, di anno in anno, un evento culturale a 360°, dove il concorso di corti è quasi diventato un pretesto per “invadere” con ogni tipo di arte, per una settimana, un paesello che diventa cornice perfetta per le cose più disparate.

Ad esempio ieri sono arrivato e, dopo la pennichella e l’applauso, ho ciondolato un po’ per muschi e licheni quando mi sono imbattuto in un gruppetto di persone che faceva tutte delle cose che non tarderei a definire «ma che v’ha punto ‘na tarantola? Che volete che chiamo un medico?».
Questi ragazzi si muovevano strani, facevano le linguacce oppure fischiavano incastrandosi tutti tra di loro, oppure stavano immobili e muovevano solo una parte del corpo. «Ma guarda che bello — ho pensato — è stato proprio un bene che hanno chiuso i manicomi».

«Siamo perfomers», mi hanno detto.
«FICHISSIMO! VI TRASFORMATE IN MACCHINE?! Ah no quelli sono i trasformers… evvabbèddai. Magari con un po’ più di allenamento performante…».

Insomma me ne sono stato un po’ lì, a vederli fare queste cose del “massimo sforzo, minima resa” che quasi quasi mi andava di chiamare Eugenio Barba e chiedergli cosa ne pensava. E Artaud? E Marina Abramovich?
Comunque ipnotico, soprattutto per la moretta. Certo anche la bionda.

Vabbè la performance è finita gli amici se ne vanno.
Io me ne torno in stanza a cambiarmi per la serata, ovviamente mi scordo di portarmi un golfino e per tutta la sera muoio dal freddo che vicino al lago tira una gianna che pare febbraio.

A questo punto ci starebbe bene la parte del reportage dove parlo dei cortometraggi visti durante la serata. Peccato che non ne ho visto neanche uno. Che matto che sono, ma più che matto, scansafatiche.
Ma tanto avevo fatto i compiti a casa per il magazine quindi pari e patta. Li avevo pure recensiti qui.

Però dai facciamo che ve ne metto uno di quelli che hanno proiettato tre anni fa, così, senza un motivo. Anzi il motivo c’è ma è tutto mio e dovrei starvi a spiegare troppe cose, e diciamoci la verità, voi avete smesso di leggere dopo la foto di me che schiaccio un pisolino.
Eccolo qui. Guardatelo tutto.

Bello eh. Non invecchia mai.
Oh che vi devo dire, che prometto di vedere quelli di stasera? Insomma sono diventati un po’ accessori per loro non vedo perché non possono esserlo per me. Io poi non amo gli accessori, troppi accesori sono kitsch.

Invece di vedere i cortometraggi me ne sono andato a cena coi performer, soprattutto la moretta. Certo anche la bionda.
E poi si dia il via alle danze, ché la cosa bella del festival è che finite le proiezioni il tutto si trasforma in una festa tra vicoli e ciottoli, un po’ come Campo de’ Fiori a Roma ma senza tedeschi ubriachi che ti vomitano addosso. Al massimo qui lo fa qualche veneto (d’altronde siamo in terra di amanti del vino, gente che come password del wi-fi c’ha “Brunello”. Giuro. Vin-fi.)
E io me ne vado in giro, a cercare la moretta. Certo anche la bionda.

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