Osmothèque (dal greco «Osme» = odore e «theke» = memorizzazione) è un’organizzazione no profit nata in Francia nel 1990 con lo scopo “di preservare i profumi, ma anche di trasmettere la conoscenza della poco nota professione del profumiere”.
Al fine di preservare i profumi, i Laboratori Osmothèque hanno dato vita al primo archivio del profumo al mondo; conservando più di 3.200 profumi, di cui 400 non più disponibili sul mercato (dati aggiornati a marzo 2015). L’archivio di Osmothèque è accessibile sia dal pubblico dei neofiti e dei semplici appassionati di fragranze (sono possibili appuntamenti privati per un tour personalizzato) che dai professionisti de settore, che così possono “scoprire o riscoprire profumi leggendari”.
Perché, scrivono, «il profumo è sicuramente la più delicata ed evanescente di tutte le creazioni umane. Eppure fa un’impressione duratura sulla memoria».
Ora i nasi di Osmothèque, con la finalità di ricordare quanto sia importante utilizzare i sensi (tutti e 5 partendo ovviamente dall’olfatto) in una conversazione, hanno trovato un sistema per tradurre le emozioni, le passioni, le incazzature, le trepidazioni contenute nelle conversazioni scambiate su WhatsApp (regno indiscusso delle conversazioni tra assenti e quindi poco senzienti) in odore.
Utilizzando un linguaggio che si basa sostanzialmente su quattro famiglie olfattive e che permette di dare odore al messaggio scambiato sull’app.
L’utente sceglie il messaggio che vuole tradurre in odore, il messaggio viene rappresentato visivamente sotto forma di grafico, al grafico sono associate delle famiglie olfattive e la loro associazione dà vita alla fragranze.
Che odore avrà il “ti amo!” o il “mi manchi”, posso quasi immaginarlo, ma che mi dite riguardo a “ti odio e vorrei non averti mai incontrato”?
E come la mettono i francesi di Osmothèque con “mamma cala la pasta che sono sotto casa!”?