G-Rough - foto Claudio Sabatino

G-Rough, un nuovo albergo romano a metà tra galleria d’arte e design hotel

G-Rough - foto Claudio Sabatino
G-Rough – foto Claudio Sabatino

“Satis ampla quae securitate rideat”
Recita così l’iscrizione latina sulla porta d’ingresso dell’alta e stretta palazzina del XVII secolo, che da Piazza di Pasquino si affaccia sulla cupola di Sant’Agnese di Piazza Navona, a Roma, recentemente trasformato in hotel; e significa “abbastanza ampia da infondere sicurezza”. Come a rassicurare: “pare stretta, ma starete comodi”!

L’hotel si chiama G-rough, eredita la G dalla celebre PalazzianaG a Venezia.
«Il nome stesso dell’hotel, pronunciato ad alta voce, suona come “giraffe”, animale che l’edificio — alto e stretto — ricorda», dicono.
 
Venti ambienti in totale, dieci suite e una contemporary wine gallery. Cinque i piani numerati “sottosopra”. Si parte dal basso con il piano cinque fino ad arrivare al piano uno, scelta fatta come omaggio all’artista Gianni Piacentini, secondo cui l’edificio è “radicato in cielo”.

G-Rough - foto Claudio Sabatino
G-Rough – foto Claudio Sabatino
 
Gino, Ico, Guglielmo, Afra alcuni dei nomi dati alle stanze: «in omaggio a Sarfatti, Parisi, Ulrich, Scarpa e a tutti i celebri designer italiani presenti, con i loro pezzi, all’interno della struttura di Piazza Pasquino dove i loro ritratti stilizzati campeggiano in corrispondenza delle porte delle rispettive suite dedicate, ad indicarli, così come sui portachiavi in feltro».

La contemporary wine gallery, al piano terra, è uno spazio tra vineria e galleria d’arte, vetrina per molti giovani artisti romani.
Per dare il via ai lavori di restauro, lo spazio ospitò Art is Real, una performance artistica lunga 24 ore, durante la quale giovani artisti furono chiamanti ad interpretare il luogo, realizzando opere che potessero integrarsi con l’architettura. E alcune di queste sono state preservate.

Si è optato per restauro conservativo e rispettoso delle dell’edificio, delle pareti scialbate da cui sono riemersi gli intonaci grezzi e le tante storie sottostanti; delle cementine originali dei pavimenti, che sono state recuperate e valorizzate.

G-Rough - foto Serena Eller
G-Rough – foto Serena Eller

Quanto agli arredi, pezzi di maestri del design italiano come Giò Ponti, Ico Parisi, Guglielmo Ulrich e Silvio Cavatorta dialogano con le opere d’arte contemporanea realizzate da giovani artisti romani, tra cui Rä Di Martino, Pietro Ruffo, Caterina Nelli, Alessandro Piangiamore, Davide D’Elia, dando vita a una sorta di galleria diffusa.
      
G-rough nasce da un’idea di Gabriele Salini ed Emanuele Garosci, ed è stato realizzato grazie al lavoro dell’architetto Giorgia Cerulli, l’interior decoration di Benedetta Salini e Vittorio Mango e la curatela artistica di Guendalina Salini.

G-Rough - foto Serena Eller
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G-Rough - foto Claudio Sabatino
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G-Rough - foto Claudio Sabatino
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