
Da ieri pomeriggio presso la Montoro12 Contemporary Art di Roma si possono ammirare, nella prima personale italiana (era già stato alla Biennale di Venezia nel 2003 e 2007), le bellissime “opere tappeto” dell’artista azero Faig Ahmed.
Per chi non lo conoscesse Faig Ahmed è nato nel 1982 a Baku, dove vive e lavora, dopo essersi laureato presso la Facoltà di Scultura dell’Azerbaijan State Academy of Fine Art nel 2004.
Dal 2007 Faig studia le qualità artistiche di tappeti tradizionali azeri, smonta la loro struttura convenzionale e ne riorganizza i componenti, spesso combinando questi frammenti con materiali scultorei, dando vita ad opere di grande impatto.
«In Azerbaijan il tappeto non è solo tradizione, ma parte stessa del nostro quotidiano», gli sento dire in una vecchia intervista di qualche anno fa, e sarà per questo che ha deciso di giocare e sperimentare proprio con quella che già alla partenza è un’opera d’arte; perché questa tradizione la ama, perché questa tradizione è espressione della sua cultura.
Ahmed ha deciso di “dare forma” al tappeto, che per sua natura invece stava steso sul pavimento o al massimo appeso alla parete. All’inizio ne cambiava i confini, faceva crescere delle appendici, così, come esperimento, per vedere che ne pensavano gli osservatori.
«Non distruggere la tradizione, usando materiali e colori, ma solo osservare le differenze pur restando nella nostra tradizione».
Una decostruzione degli schemi e dei disegni dei tappeti tradizionali, ancora tessuti a mano nei villaggi del suo paese, che Ahmed trasforma, dando nuove forme, spesso tridimensionali, e che spesso pare far colare i tradizionali colori, in un flusso di vernice multicolor, che sembra esplodere tanto è di impatto.
Se passate per Roma, sapete che vi consiglio di fare!














