Ogni coppia ha diritto al suo sì. O al suo no

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Se si tratta di regali trash, Sebastiano è senza dubbio la persona che mi dà più soddisfazione. La prima volta che lo intervistai, all’uscita del suo primo libro, Goditi il problema, gli portai un piccolo cervo che, a scuoterlo, emetteva un verso. Questa volta (purtroppo) ho fatto fatica a trovare qualcosa di più orribilmente magnifico. Alla fine ho dovuto accontentarmi di una lucertola nera di gomma, con decori geometrici. Fortunatamente è stata apprezzata.

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Sai che se digiti “Mauri matrimonio” su Google quello che appare per primo sono le notizie e le foto relative al matrimonio di Stefano Mauri, capitano della Lazio, con relativa sposa biancovestita cerimonia etc… etc… In altre parole, il matrimonio perfetto di cui tutti parlano: l’esatto opposto di quanto auspichi nel tuo libro. Qualcosa da commentare?

Che devo fare? Purtroppo non ho il controllo su queste coincidenze. Speriamo che nessuno pensi che il libro sia su quel matrimonio: soprattutto perché rimarrebbe molto deluso.

La copertina del tuo primo libro recita “la commedia indiavolata di un single seriale a un passo dalla monogamia”. Sulla copertina di questo secondo libro troviamo come sottotitolo “ogni coppia ha diritto al suo sì”. Quindi posso dedurre che il passo verso la monogamia è stato fatto?

Per giustificarmi, ti ricordo che i sottotitoli li scrive l’editore. Posso ribellarmi, però non sono scritti da me.

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Quindi li avresti scritti in un modo diverso?

Ho capito da subito una cosa, dopo aver discusso un po’ su questo libro. Molti sono indotti a pensare che adesso ho la sfrigola del matrimonio. Ti tolgo subito il dubbio: non ho la sfrigola del matrimonio. Lotto per il mio diritto. “Ogni coppia ha diritto al suo no” poteva essere una possibilità come secondo sottotitolo di questo libro. Ma ho voluto essere meno ironico e più diretto.
Posso anche considerare il matrimonio come una cosa vecchia e obsoleta. Facciamo così: lavoriamo tutti per abolirlo, un giorno, e andare verso nuove istituzioni che ci sembrino più adeguate. Ma, fino a quando non l’abbiamo abolito, fatemi sposare anche a me.
Quando l’abbiamo abolito, troviamo una soluzione che ci fa contenti tutti. Nel mentre, però, non è che gli altri continuano a sposarsi e io non posso. Tanto lo sappiamo che non aboliranno mai il matrimonio.

Per una coppia di persone dello stesso sesso, il matrimonio è molto più significativo non solo a livello simbolico, ma anche pratico. Prima di tutto, se vuoi progettare una famiglia e uno dei due partner non è il padre o la madre biologica, se non ci sono tutele, queste persone non hanno gli stessi diritti degli altri genitori. E questo non va bene.
Secondo, quando una coppia etero inizia a vivere insieme e si fa vedere al supermercato o dal fruttivendolo, dopo un po’ per la società e per il signore che le vende la verdura è già una coppia e una potenziale famiglia. Due uomini e due donne non lo sono. Agli occhi della società due uomini e due donne sono due persone che si intrattengono in atti sessuali che fanno perlomeno arricciare il naso. Questo è quello che si pensa quando li si vede.

Abbracciare un’istituzione come il matrimonio proprio perché millenaria e radicata nella società è uno dei migliori modi per iniziare a considerare queste coppie come uguali a tutte le altre. Quando pensi al matrimonio, non pensi al sesso tutto il tempo, che invece è quello che si pensa quando ci sono di mezzo due persone dello stesso genere. Se uno vede me e il mio compagno per mano, la visita all’IKEA è l’ultima cosa che gli viene in mente: prima passa in rassegna tutte le posizioni sessuali in cui si immagina di vederci.

Il discorso non è solo di parità. Di per sé, per formare una famiglia, noi non abbiamo più bisogno di sposarci rispetto agli altri. Ma, per ora, in questa società, in questo periodo storico, questa istituzione non è solo simbolica, ma ha anche delle concrete ripercussioni nella nostra vita.
La fetta di popolazione che si oppone a questo è la stessa che si opponeva al voto delle donne, al divorzio. Tutte persone che in questo caso sono omofobiche, sessuofobiche, come gli aristocratici di un tempo erano classisti e non volevano l’estensione dei diritti civili a tutti i cittadini. Sono categorie di persone abituate ad avere un privilegio riservato solo a loro. La fobia viene dalla paura. L’idea di condividere con tutti gli altri lo stesso trattamento genera il timore che sia sconvolto l’equilibrio su cui si regge la società. Ma non è così. Quando è arrivato il divorzio, per esempio, la società non è stata distrutta: semmai è diventata più equa di prima. Però queste previsioni si sentono ogni volta. Ora è il nostro turno di subire questi apocalittici scenari.

Ieri sera Sebastiano Mauri è stato invitato a discutere di diritti civili alle Le invasioni barbariche e si è confrontato con Monsignor Sigalini

Negli Stati Uniti ormai in serie tv come Modern Family, The L Word, Transparent, non viene più rappresentata la famiglia in senso tradizionale. Qualcosa del genere in Italia viene trasmesso da canali come MTV, che ha un pubblico giovane. È pensabile rivolgere questo tipo di trasmissioni a un pubblico più generalista?

Ho la certezza che arriveranno: semplicemente, arriveranno tardi. In Italia ci sentiremo scioccati quando nel resto del mondo sarà una cosa vecchia di qualche anno. La società va comunque avanti più velocemente rispetto ai nostri politici, ai nostri media, a quella che è l’ufficialità, perché ormai, grazie anche a internet, la comunicazione è immediata.

Ognuno dice quello che ha voglia di dire e condivide quello che ha voglia di condividere. Lo scalpore iniziale lascia il tempo che trova. Prendi Concita Wurst a Sanremo: anch’io, che pure sono stato esposto fin da piccolo ad altri mondi, comunque ricordo lo scollamento che mi ha creato la sua immagine la prima volta che l’ho vista. Una bellissima donna, che però sulla faccia porta un tratto inequivocabile di assoluta mascolinità: una barba folta. L’effetto forte di questa immagine personalmente mi piaceva molto. Mi piacciono le cose che rompono gli antichi stereotipi: l’ho trovata coraggiosissima. Nel frattempo, l’abbiamo vista sui giornali, su youtube. Quando è arrivata a Sanremo, ci ero già abituato. Forse è successo a tanti altri come me. Come il piercing: il primo, in qualunque provincia d’Italia ha creato scompiglio; ma ora ce ne sono tanti, e nessuno sviene a vederne uno.

Trasparent è un web serie prodotta da Amazon che racconta la storia di una famiglia che dopo la morte del padre scopre che lui era transgender

Il sindaco di Verona Tosi ha affermato che «nel giro di qualche settimana il comune sarà in grado di rilasciare un attestato a tutte le coppie conviventi da ameno due anni per il riconoscimento di alcuni diritti». La sua iniziativa, naturalmente «non intende interferire con la vigente normativa relativa al diritto di famiglia». Pensi che queste dichiarazioni confermino i segnali positivi che tu intravedi nel tuo libro?

Questi segnali all’estero ci sono già da tempo. Il matrimonio egualitario non è passato solo con governi progressisti, ma anche con maggioranze conservatrici. Primo fra tutti il Regno Unito di Cameron, che aveva dichiarato: «Io non sopporto i matrimoni gay nonostante sia conservatore, ma proprio perché sono conservatore».
Per certi versi, le resistenze sono incomprensibili. Le coppie di persone dello stesso sesso esistono già, è evidente. Li volete senza garanzie, senza diritti, e quindi più pronti a separarsi, dato che i vincoli formali finiscono per legare un po’ di più? La coppia stabile è quello che la società vuole, piuttosto che tutti i gay come al Pacha di Ibiza, sempre single a fare festa.

Se guardi agli Stati Uniti, oggi l’opinione pubblica supporta con Obama il matrimonio egualitario: ma solo due anni fa c’era chi aveva forti dubbi o era strenuamente contrario. Si cambia idea su questo argomento. A volte, si cambia idea anche solo chiacchierando per due pomeriggi, o conoscendo una famiglia monogenitoriale, o vedendo una bambina prendere il tè con i genitori. Li hai mai conosciuti da vicino come funzionano? Vedrai che hanno la stessa armonia delle altre famiglie.

Io forse sono un incurabile ottimista. Ma c’è bisogno di ottimismo. Al contrario di me, che sto improvvisando in questa battaglia, ci sono persone che se ne occupano da anni. Ma alcune hanno troppo interiorizzato i limiti di quello che è possibile fare in Italia. Ormai non si chiede quello che sarebbe giusto chiedere e volere, ma quello che crediamo ci daranno. È questo il massimo che quelli che in teoria ci rappresentano sono capaci di proporre: e anche su quello iniziano a togliere crocette. Il giorno che il matrimonio lo aboliamo per tutti, bene: però intanto non mi dici che io sono un cittadino speciale con diritti speciali.

Credo che siano in molti a poter cambiare idea. Sta succedendo in un paese dietro l’altro, in tutto il mondo. Non importa se qui abbiamo il Vaticano. Siamo pronti ad andare avanti. C’è bisogno che la gente cominci a crederlo. Non è pronto il parlamento? Va bene. Ma che almeno le piazze chiedano altro. Non sto chiedendo niente al parlamento. Il parlamento è cauto, perché pensa che l’Italia sia indietro. Credo che l’Italia sia più avanti di loro e che possa far capire dalle piazze che loro stanno legiferando in ritardo, per una legge vecchia. Le piazze sono pronte per qualcosa di meglio.

Scena tratta dalla serie tv americana The L Word, prodotta da Showtime e uscita per la prima volta nel 2004

Secondo te perché la gente è più tollerante verso l’omosessualità femminile piuttosto che quella maschile?
Nel libro racconti di quando vieni insultato fuori dal cinema…

Potrei pensare che se le lesbiche chiedessero una legge solo per loro, con il matrimonio e l’adozione per i figli, forse la otterrebbero. Purtroppo, sono vittime del fuoco incrociato che è rivolto non solamente verso le donne, ma verso le coppie di uomini.
La ragione è di nuovo legata al sesso. Quello che è insopportabile è l’atto sessuale maschile di penetrazione. Il vero reato che non riusciamo a digerire è un uomo che si passivizza come una donna. Il vero nemico di tutto ciò è la cultura maschilista a cui siamo abituati. È quello che va superato.

L’uguaglianza fra i sessi va di pari passo alla battaglia più specifica che sto provando a combattere. Il punto è di staccarsi dai retaggi ancestrali che la società ha attribuito a un uomo o a una donna. Dobbiamo vederci tutti come individui al di là del nostro genere e al si là del nostro orientamento sessuale. Quando saremo capaci di interagire in questo modo, vedrai che avremo tutti vite più facili e più fluide. Le prime a beneficiarne saranno le donne.

Il vecchio stereotipo secondo il quale l’omofobo in realtà “ne ha un po’ voglia” è stato studiato scientificamente e confermato. Funziona così: si scelgono soggetti maschi dichiaratamente etero, e si fanno dei test psicologici per stabilire il loro livello di omofobia. Poi li si mette in uno stanzino con un apparecchietto attaccato al pene e gli si rivolgono delle domande sul loro stato di eccitazione, mentre scorrono immagini di atti sessuali. Quando sono in scena un uomo e una donna o due donne, le reazioni sono quasi identiche, indipendentemente dal livello di omofobia. Quando scorrevano le immagini di due uomini, mentre i non omofobi tendono a dire e a mostrare col loro pene la stessa indifferenza, gli omofobi dichiarano di non provare nulla, mentre il dato oggettivo dell’apparecchietto dice 100, mostrando ben altra evidenza. Alla base sta la negazione dei propri desideri.

Anche per questo a volte io provo semplicemente pena per le persone attivamente omofobe. Perché sospetto che passino la vita, più che a odiare gli altri, a odiare un pezzo di se stessi. Non c’è niente di più malsano, anche in termini medici. Nel libro riporto uno studio della Columbia University che dimostra come in media gli omofobi, come i razzisti, vivano 2,5 anni in meno rispetto alle persone non omofobe. Pare che sia molto malsano avere un odio per una categoria di persone con cui sei costretto a confrontarti e a vedere nella tua vita. Per tutti, non è consigliabile né l’odio verso gli altri, né l’odio verso se stessi.

La drag queen irlandese Panti Bliss ospite di TEDxDublin

A tuo avviso, quali sono i tre più bei film sull’omosessualità? E i libri?

Il problema di tutti i film sui gay è che finiscono sempre col morto. Come Milk per esempio. L’ho amato molto, ma non so se lo citerei.
Se dovessi consigliare a qualcuno qualcosa per smuoversi, gli consiglierei i discorsi di Rory O’Neill, una drag queen irlandese che ha il nome d’arte Panti Bliss. Ha fatto un discorso all’Abbey Theatre a Dublino nel 2014 che è geniale. Adesso ha fatto anche una TED talk da poco.
Consiglierei poi di ascoltare Don Barbero. Li manderei forse più su Youtube che al cinema. Oppure a vedere serie come Transparent che tu prima hai menzionato.
The L word è già vecchissimo, ma è stato rivoluzionario. Però erano anche trasmissioni molto plasticose, con donne col vitino di vespa, tutte alla moda. Non ce n’era una che sembrasse un po’ vera.

A chi è diretto questo tuo ultimo libro?

Quello che io volevo fare era una cosa che mi sembrava mancasse: un libro breve. È un pamphlet con un linguaggio diretto, universalmente accettabile: con la speranza che possa raggiungere quanti più lettori possibile.
L’ho scritto per tutte le persone che non la pensano come me: e anche qui forse sono naïf. Davvero ho un sogno: se uno che non la pensa come me mi desse la “chance” di leggerlo fino in fondo, potrebbe, se non cambiare idea, avere almeno qualche dubbio sulle riserve che ha mosso fino a quel momento. L’ho scritto con questa formula proprio per questa speranza.
Dall’altro lato, vedo spesso persone che la pensano come me, ma fino a un certo punto. I livelli sono tanti. Io ho provato ad avanzare molti argomenti: magari, se ti ho perso su uno, ti recupero su un altro.

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