7am | Matilde Martinelli

7 opere e 7 domande, alle 7 di mattina, ad illustratori che si svegliano presto o non sono ancora andati a dormire.
Oggi è la volta di Matilde Martinelli.

Ciao Matilde, di dove sei, quanti anni hai e da quanto fai l’illustratrice?
Sono di Genova e ho 25 anni. Quello dell’illustrazione è un mondo che mi affascina credo da sempre, o meglio dall’età in cui ho cominciato a possedere libri illustrati. Mi ci sono timidamente cimentata durante il liceo e gli anni di studio del triennio, ma “illustro” consapevolmente da circa due anni, ovvero dall’inizio del biennio specialistico che sto frequentando all’Isia di Urbino.

Matita o penna grafica?
La penna grafica è uno strumento del quale riconosco e rispetto l’utilità, ma per ora rimane un mistero che, a dirla tutta, nemmeno troppo m’interessa indagare.
La matita è il mezzo che uso di più, tendenzialmente grassa, su carta ruvida, perché è fisica e pastosa: mi aiuta a calibrare i chiaroscuri e a rendere “realistici” i soggetti e le situazioni meno ordinarie.
Inoltre la matita che traccia sul foglio fa un rumore ben più appagante di una penna grafica su una tavoletta.
In realtà mi piacciono anche le tecniche di stampa rilievografica su matrici di legno o di linoleum: sono divertenti e soprattutto mi obbligano a progettare illustrazioni povere di dettagli, visto che non ho il dono della sintesi.

Cosa fai quando non disegni?
Quando non disegno, penso. Tantissimo.
Ascolto (e mi ascolto), tantissimo.
Fantastico e programmo di continuo momenti che siano belli da vivere e spesso li metto in pratica.
Passo del tempo con chi m’ispira sensazioni positive e ne trattengo un po’.
E rido un sacco, di me e con gli altri.

Cosa c’è sulla tua scrivania?
A fasi alterne, capi di vestiario, pile di libri o di fogli, contenuti di astucci rovesciati, tazze vuote o piene (in questo momento ce n’è una colma di ciliegie) ma la cosa che veramente non manca mai è la punta della matita fatta direttamente sul piano di lavoro, che per ovvie ragioni viene urtata e sparsa ovunque.
La maggior parte degli illustratori immagino avrebbe orrore di questa che, lo so, è una pessima abitudine: dovrei perderla, se non altro per evitare di avere sempre gli avambracci sporchi di nero.

Un disegno pesa quanto…
Quanto un impegno preso, ma al quale non si ha ancora tenuto fede.

Un libro di cui vorresti illustrare la copertina e un film di cui vorresti fare il poster.
L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez e Delicatessen di Jeanne Pierre Jeunet.

Un illustratore o un’illustratrice che mi consiglieresti?
Vorrei nominare due illustratori e amici, che hanno condiviso con me il triennio all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, due persone professionali e appassionate. Ne approfitto per scrivergli anche un grazie!
Giorgia MarrasAlex Raso.

co-fondatrice
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